Economia

Calzature italiane, crollano l'export e gli acquisti delle famiglie

La crisi Covid-19 ha colpito duramente il comparto: a marzo esportazioni scese di oltre il 30%, le vendite in Italia nei primi 4 mesi dell'anno scese del 30%. Il presidente di Assocalzaturifici Siro Badon: "Perdita stimata in 1,7miliardi di euro. fondamentale che Simest finanzi le nostre aziende che partecipano a manifestazioni internazionali in Italia come Micam"

Calzature italiane, crollano l'export e gli acquisti delle famiglie

Crollo delle esportazioni e dei consumi per il settore calzaturiero italiano colpito duramente dalla crisi Covid-19 nei primi mesi del 2020. I dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici parlano chiaro: a marzo l’export è calato del -33,7% in quantità e del -30% in valore, mentre sul fronte dei consumi si rileva un calo delle vendite nei primi quattro mesi del -29,7% a volume e del -33,7% in termini di spesa.

“Questi dati non fanno che confermare le tendenze negative emerse già qualche settimana fa dall’indagine relativa all’impatto dell’emergenza pandemica che abbiamo condotto presso le aziende del comparto in pieno lockdown – sottolinea Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici – Le imprese hanno infatti accusato nel primo trimestre una flessione media del fatturato pari al -38,4% con una perdita complessiva settoriale stimata in 1,7miliardi di euro".

"Inoltre la cassa integrazione guadagni nel bimestre aprile-maggio ha segnato un aumento complessivo pari al +2437%, 31,5 milioni di ore autorizzate contro 1,2 milioni dello stesso periodo 2019. In soli due mesi, dunque, quasi il quadruplo delle ore concesse nell’intero anno scorso - aggiunge Badon -. Una situazione resa critica dal combinato negativo fra l’impossibilità di lavorare durante l’emergenza e la domanda delle famiglie largamente penalizzata dall’interruzione delle vendite fisiche in marzo ed aprile, cui va aggiunta una propensione estremamente cauta della clientela verso gli acquisti".

"Per contrastare questa battuta d’arresto abbiamo iniziato un intenso dialogo con le Istituzioni chiedendo in particolare di rafforzare la linea 394 - sottolinea il presidente di Assocalzaturifici -. È fondamentale che Simest possa erogare un finanziamento alle aziende nazionali che partecipano a manifestazioni internazionali in Italia come Micam in programma a settembre. Occorre avere una quota a fondo perduto di questo finanziamento, sarebbe l’unica vera soluzione per far ripartire le medio-piccole imprese sui mercati internazionali”.

La rilevazione degli acquisti delle famiglie mostra contrazioni generalizzate in tutti i segmenti merceologici, con flessioni superiori al 30% sia in volume che valore rispetto a gennaio-aprile 2019 (eccezion fatta, per il segmento pantofoleria-relax, sceso del -17% in paia e del -16% in spesa) e prezzi medi diminuiti del -5,7%. Mercato Italia in forte frenata, nonostante la crescita degli acquisti online. Secondo Sita Ricerca, infatti, le vendite via web del fashion nel primo quadrimestre sarebbero aumentate del +14% in valore, raggiungendo una quota del 23% sul totale spesa, contro il 13,1% del 2019.

Per quanto riguarda i flussi commerciali internazionali, sono state esportate nei primi 3 mesi dell’anno 52,7 milioni di paia – operazioni di pura commercializzazione incluse – oltre 9 milioni in meno rispetto a gennaio-marzo 2019, per 2,43 miliardi di euro (pari al -14,7% in volume e al -9,2% in valore). Trend destinato a peggiorare ulteriormente con i dati di aprile, altro mese di prolungata inattività: l’indice mensile Istat della produzione industriale calzaturiera di aprile ha infatti registrato -89,3% dopo il -55,2% di marzo.

Arretramenti prossimi al -20% in volume per l’export delle scarpe con tomaio in pelle o in tessuto (-17,4% entrambe le tipologie sui primi 3 mesi 2019) e per le pantofole (-20,5%). Contrazione meno pesante per il comparto sintetico (-8,6%), l’unico con un debole segno positivo in valore (+1,2%).

L’analisi per area geografica mostra cali non trascurabili sia nell'area Ue (considerata da quest’anno a 27 Paesi, dopo l’uscita del Regno Unito) che extra-Ue. I flussi verso i mercati comunitari registrano flessioni del -12,6% in volume e del -8,2% a valore; quelle fuori dai confini dell’Unione -18,2% in quantità e -10,1% in valore.

Nelle prime 15 destinazioni cresce in volume solo la Polonia. La Corea del Sud segna un +17,2% in valore, limitando la perdita in quantità a -2,7%. La Germania, già con trend negativo nel 2019, perde il -6,1% nelle paia e il -3,3% in valore. Pesanti le flessioni dei flussi verso Cina e Hong Kong (-23% in quantità); analoga la riduzione delle paia dirette nell'area Csi (-23,4%). Male gli Usa (-15,2%). Superiore al 20% il calo dei volumi esportati verso Svizzera e Francia, ai primi due posti per valore.

Il saldo commerciale dei primi 3 mesi, pur rimanendo in attivo per 1 miliardo di euro, si è contratto del -15%.

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