Carige lancia la pulizia e si prepara alle nozze

Montani: «Cederemo crediti in sofferenza per 1,5 miliardi, ma siamo stupiti della Bce. Riforma delle Popolari? Seremo protagonisti»

Carige prova a voltare pagina con l'aumento di capitale da 850 milioni chiesto dalla Bce e, dopo l'arrivo come primo socio della famiglia Malacalza al posto della Fondazione Carige, si rimette in gioco nel riassetto delle Popolari. Dopo gli «orribili» 2013 e 2014 segnati da conti in rosso e dalla bufera giudiziaria sull'ex presidente Giovanni Berneschi, l'istituto genovese si deve però ancora scrollare di dosso sofferenze per altri 1-1,5 miliardi: «Un fardello pesante che influirà ancora sui conti dei prossimi due anni», ha ammesso l'ad Piero Montani presentando agli analisti il piano al 2019. La cessione pro-soluto del portafoglio dovrebbe comportare una minusvalenza lorda da 150-200 milioni. Dalla vendita di Creditis (credito al consumo), Cesare Ponti e di altre partecipazioni di minoranza dovrebbe invece incassare 190 milioni, «senza ulteriori minusvalenze».

Nel frattempo Carige si rafforza con l'aumento di capitale da 850 milioni varato giovedì per adeguarsi alle richieste della Bce: Fondazione De Mari e Fondazione CariCarrara, titolari di poco più del 4%, dovrebbero fare la propria parte; così come si sono già impegnati i Malacalza.

Montani si prepara poi a partecipare al consolidamento del settore: «La legge di riforma delle Popolari apre un mercato e questo è positivo, l'apertura coinvolgerà tante banche e non vedo perché non possa coinvolgere anche» Carige.

L'istituto si sente comunque più forte e Montani invoca un nuovo stress test della Bce: «Lo vorremmo al più presto perché quello precedente è stato fatto sul bilancio 2013, il peggiore della storia della Carige». Il banchiere, inviato a Genova da Bankitalia per risanare il gruppo, ha aggiunto di essere tuttavia «stupito» dalla richiesta della Bce di un indice di capitale all'11,5% (la banca punta a fare meglio, fino al 12,7%) ma «con onestà e non per piaggeria» ammette che «i nostri numeri di partenza erano molto bassi». Chi ha fatto le valutazioni, inoltre, «è rimasto colpito dalle notizie sulle inchieste giudiziarie». Dopo il primo aumento da 800 milioni «ci hanno chiesto uno sforzo aggiuntivo di proporzioni decisamente notevoli, ma arriveremo a fare quadrare i numeri e a quel punto l'indice potrà essere rivisto». Intanto Carige cederà sofferenze per 1-1,5 miliardi. La crescita del credito deteriorato «è una realtà di cui non possiamo non prendere atto.

La cosa migliore è averlo fatto trasparire nella esatta dimensione me questo la Bce lo ha riconosciuto», ha detto l'ad. Sugli incagli «ci aspettiamo riprese di una certa importanza: ci sono i presupposti per prevedere programmi di ristrutturazione che consentano alle aziende di tornare alla normalità».

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