Scoppia la guerra in Carige. Il vicepresidente Vittorio Malacalza, azionista di controllo dell'istituto, ieri ha infatti presentato in consiglio una lettera di sfiducia nei confronti dell'ad, Guido Bastianini, al culmine delle crescenti divergenze con il manager sui tempi dell'attuazione del piano industriale nonché sui costi dell'aumento di capitale e sullo smaltimento dei crediti deteriorati. Il contenuto della lettera e, di conseguenza, la posizione di Bastianini saranno oggetto di una specifica riunione del cda da tenersi nella prossima settimana. Fonti vicine al board parlano di una rottura «difficilmente sanabile». Bastianini è arrivato al timone di Carige nella primavera 2016 dopo essere stato nominato dall'assemblea dei soci nella lista presentata dalla stessa Malacalza Investimenti, titolare del 17% circa dell'istituto ligure.
Il cda di ieri era stato convocato per fare il punto sul rafforzamento patrimoniale dell'istituto in vista del necessario aumento di capitale da 450 milioni ancora da deliberare ma avrebbe invece licenziato definitivamente l'operazione di cessione della prima tranche di crediti in sofferenza per un valore nominale di 950 milioni, il cui completamento è atteso entro giugno.
Una delle opzioni sul tavolo, che verrebbe però presa in considerazione nel caso l'aumento non andasse in porto come previsto, o nel caso in cui la Bce alzasse l'asticella del fabbisogno di capitale da 450 a 700 milioni, sarebbe quella di convertire in equity il bond subordinato che la banca ha venduto a Generali nel 2008, che poi il Leone di Trieste ha a sua volta ceduto per metà (circa 80 milioni) a fondi hedge.
E proprio su questo tema si sarebbero create diverse fazioni all'interno del consiglio di amministrazione, perché la possibile conversione proietterebbe la compagnia di Trieste nel novero dei soci della banca con una quota che alcuni stimano prossima al 17-18% del capitale. Il che farebbe del Leone uno dei primi azionisti di Carige.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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