Carige sale su "una poltrona per due"

Scatta il titolo in Borsa (+2,2%) dopo le liste. I piani di Malacalza e Mincione

Carige sale su "una poltrona per due"

Entra nel vivo la battaglia per il controllo di Carige, che in Borsa ha chiuso la seduta in rialzo dell'2,2%, dopo che gli azionisti si sono posizionati in vista dell'assemblea del 20 settembre.

In questa occasione, per la prima volta nella storia italiana, il destino di una banca sarà deciso in assemblea. Sempre che l'interpretazione dei rigidi paletti normativi posti dal Testo unico bancario non ponga ulteriori ostacoli. La partita si giocherà sul filo di lana tra la lista di Vittorio Malacalza (al 23,9% del capitale) e la cordata di Gabriele Volpi, Raffaele Mincione e Aldo Spinelli che dovrebbe attestarsi intorno al 25%. In campo anche le liste di minoranza di Assogestioni (al 2,9% del capitale) e Coop Liguria (all'1,8%). Gli azionisti hanno tempo fino al 15 settembre per rafforzare le proprie posizioni.

Per Innocenzi missione autonomia. E recuperare quota in Piazza Affari

Fabio Innocenzi è l'uomo scelto da Vittorio Malacalza (primo socio con il 23,9%) per guidare la riscossa di Carige dopo una rottura con l'ad Paolo Fiorentino consumatasi sull'incompleta ristrutturazione dell'istituto genovese e le perplessità della Banca centrale europea sulle mancate cessioni e il deficit patrimoniale. Innocenzi è un banchiere di relazioni ed esperto di gestioni patrimoniali, scelto da Malacalza in un momento particolarmente delicato per Carige, mentre incombe il rischio «risoluzione» come ha messo nero su bianco Moody's.

Qualora la lista Malacalza risultasse vincente all'assemblea dei soci in agenda il 20 settembre, Innocenzi, veronese classe '61, avrebbe una missione precisa: fare tutto il necessario per portare Carige al di là del guado, fino alla salvezza. Occorre procedere con le cessioni previste (le partecipazioni in Bankitalia e AutoFiori, gli immobili e i pacchetti di sofferenze) a un prezzo che tuttavia sia adeguato, e non sia da ritenersi una svendita rispetto ai valori di mercato delle attività. E inoltre colmare il deficit di capitale emerso con la semestrale (il total capital ratio, uno degli indici che mostra la solidità di una banca è all' 11,9% contro il 13,125% previsto dalla Bce). Si tratta di obiettivi da raggiungere a qualunque costo e facendo leva anche sul network del banchiere (oggi alla presidenza di Aipb, in precedenza in ruoli di vertice in Abi e Assogestioni) per trattare al meglio prima di arrivare a una aggregazione tra pari. Quindi a una più elevata valorizzazione di Carige, che in Borsa vale 503 milioni; tanto più che Malacalza, entrato nel 2015, ha ad oggi investito oltre 400 milioni, ma oggi la sua quota ne vale 120 circa

Fiorentino pensa a nozze-lampo per uscire dallo stallo con la Bce

Napoletano, classe 1956, Paolo Fiorentino, è il portabandiera scelto dalla cordata di Raffaele Mincione e Gabriele Volpi con Aldo Spinelli. Se eletto sarebbe al suo secondo mandato come amministratore delegato di Carige dove è approdato, un anno fa, su proposta di Vittorio Malacalza e su assist di Unicredit, istituto dove il banchiere è entrato nel 1981 per ricoprirne via-via ruoli di crescente responsabilità. La rottura con l'azionista di riferimento dell'istituto genovese si è consumata in pochi mesi dalla sua cooptazione al vertice e, nel frattempo, Fiorentino è diventato portatore della visione sul futuro di Carige di un socio storico come Gabriele Volpi e della «new entry», Raffaele Mincione che, dopo l'esperienza nell'ex Popolare di Milano, ha debuttato lo scorso febbraio anche nella banca ligure.

L'obiettivo di Fiorentino è oggi vendere tutto, al meglio ma, soprattutto, il prima possibile, cercando di non fare di Carige la «parte debole» dell'accordo. A iniziare dalle partecipazioni in vetrina, tra cui la discussa quota nella redditizia AutoFiori su cui Gavio aveva già evidenziato il suo interesse, per chiudersi con la vendita della stessa banca. Un percorso non certo semplice, tanto più che negli ultimi mesi sono numerosi i banchieri che, di fronte alla prospettiva di nozze con la banca genovese, si sono tirati indietro. Ma tutto ha un prezzo, si sa. E a volte è anche puramente politico. Esclusa quindi la via del risanamento «stand alone», in autonomia, che invece persegue Malacalza: richiederebbe troppi capitali in un momento di mercato non proprio favorevole, come dimostra la decisione di posticipare l'emissione del previsto bond fino a 500 milioni. Non è poi detto che Piazza Affari sia disponibile ad aprire il portafogli visto che l'ultima ricapitalizzazione da 544 milioni, meno di quanto vale ora la banca in Borsa, risale all'autunno. Nel frattempo, l'esperienza nelle ristrutturazione Fiorentino, è ritenuta essenziale in questo processo di risanamento. Il banchiere, nominato direttore generale di Bank Pekao (Unicredit) nel 1999, in tre anni realizza la ristrutturazione della banca polacca. Torna vice direttore generale di Unicredito Italiano e responsabile della divisione nuova Europa, per poi divenire i responsabile dei global banking services.

È inoltre ritenuto un punto a favore del manager la continuità nei rapporti con la Bce, convitato di piombo di qualunque governance esca dall'assemblea dalla banca genovese del 20 settembre. L'Eurotower infatti ha dato tempo a Carige fino a fine novembre per presentare un piano in grado di riequilibrare il deficit di capitale da mettere poi in atto entro fine anno.

Ma la rigida tempistica potrebbe essere prorogata in caso di aggregazione, via suggerita apertamente da Francoforte nella recente lettera di richiamo e perseguita dalla lista Mincione.

Curiosamente, infine, pur avendo lavorato al vertice di Unicredit negli stessi anni, Fabio Innocenzi, papabile ad per la lista Malacalza, non spende nel suo libro una parola per il ritratto dell'avversario, Fiorentino.

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