di Gianluca Garbi
In Europa esistono tante Casse Depositi e Prestiti. Il debito di queste agenzie non è consolidato nel debito pubblico dei relativi Stati di appartenenza ma è significativo. In Germania hanno un debito complessivo di 784 miliardi, in Francia 263, in Austria 53 e nella piccola Olanda 139. In Germania troviamo: la Bayerische Landesbodenkredietanstalt (4,3 miliardi), che sussidia il mercato mobiliare della Regione; la Erste Abwicklungsanstalt (54,1), che ha acquisito il portafoglio delle sofferenza della Banca WestLB; il FMS Wertmanagement (152,6) che ha acquisito le sofferenze della banca Hypo Real Estate; la Investitionsbank Berlin (6,2) che sussidia gli sviluppi economici dello stato di Berlino; KFW (364,7) costituita nel 1948 col piano Marshall che fa un po' di tutto per sostenere il governo centrale, compreso l'acquisto di banche fallite; la Rentenbank (62,7) che sussidia l'agricoltura; la L-Bank (35,6) che supporta le Pmi del Baden-Wurttemberg; LfA Forderbank (7,3), che supporta le Pmi locali; NRW (90,1) che finanzia progetti del settore pubblico del North Rhine-Westphalia; il Gpps (6,5), fondo pensione pubblico garantito dallo Stato a seguito della privatizzazione della banca postale; e numerose altre piccole agenzie.
Se il totale del loro debito si sommasse al debito pubblico della Germania il rapporto con il PIL salirebbe dall'82,2% al 111,7%. Ovviamente anche nel caso italiano se sommassimo il debito della Cdp a quello pubblico saliremmo: dal 126% al 133%. La somma farebbe quindi lievitare il rapporto Debito/PIL di oltre il 30% in Germania, del 23,11% in Olanda, del 17,6% in Austria, del 13% in Francia e del 7% in Italia. Cioè i Paesi additati come i più protezionisti e difensivi delle proprie aziende e per anni percepiti come coloro che hanno cercato di nascondere parte del debito pubblico, Italia e Francia, sembrerebbero dei dilettanti rispetto a Germania, Austria e Olanda. Non che questo ci debba rincuorare. Possiamo però dire che forse nemmeno i tedeschi possono dare lezioni sulla gestione del debito pubblico.
Due sono in realtà le domande da porci: gli aiuti di Stato devono continuare ad esistere? Ha senso che lo Stato, anche attraverso investimenti diretti o per il tramite di agenzie pubbliche, supporti le imprese? Io ritengo che gli aiuti di Stato, se possono dare sollievo alle aziende in difficoltà, possono anche essere una droga. Quando la somministrazione cessa, l'azienda muore. Per questo in Europa, e anche in Italia, dovremmo concentrarci sull'eliminazione degli aiuti di Stato, siano essi diretti o indiretti.
Diverso è il caso del supporto all'industria, soprattutto in un momento di crisi come questo in cui è difficile effettuare ricapitalizzazioni sia per il sistema bancario che per quello industriale. Andavano fatte prima: ora significherebbe cedere le nostre società pubbliche, private e le banche agli investitori esteri. Non sono contrario a un'integrazione europea ma questa deve essere fatta garantendo pari dignità ai soggetti coinvolti. Allora cosa fare per supportare il sistema industriale nazionale senza svenderlo? Facendo quello che fanno gli altri Stati, utilizzando un'agenzia pubblica ben guidata la cui azione sia a supporto delle imprese.
Polemizzare sul ruolo della Cassa sembra oggi quindi inappropriato e disallineato con quello che avviene in Europa. Il ruolo della Cdp non è diverso da quello svolto all'estero dalle principali agenzie di Stato. Ecco perché le polemiche attorno al ruolo della Cassa Depositi e Prestiti come facilitatore della crescita dell'industria italiana sembrano fuori luogo. Come è fuori luogo attaccare le persone che guidano la Cdp, la cui unica colpa è aver costruito la propria carriera professionale all'interno delle più grandi istituzioni mondiali. Evitiamo piuttosto, se mai fosse il caso, che la Cdp possa in alcun modo sostenere, con aiuti di Stato, il debito pubblico diretto o indiretto, mentre potrebbe focalizzare i propri investimenti nella capitalizzazione di tutte quelle imprese in grado di portare crescita al Paese.
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