Economia

Cherry Bay Capital, Mattia Rossi: "Adesso bisogna aprire i capitali. Ecco il piano per far ripartire il Paese"

Il managing partner di Cbc fa il punto sulla sfida che ci attende col Recovery Fund e il mondo degli inevestimenti privati. La dritta: "Basta pensare ad aziende banco-centriche, il sistema va cambiato"

Cherry Bay Capital, Mattia Rossi: "Adesso bisogna aprire i capitali. Ecco il piano per far ripartire il Paese"

Mattia Rossi è uno dei protagonisti della finanza moderna che sa guardare al futuro. Managing Partner di Cherry Bay Capital Private Investment Office e Co-founder CBC Group, società di advisory che opera all’intersezione tra private ed investment banking con particolare focus in ambito private equity. Rossi però è andato oltre e di fatto ha messo in piedi un anello di collegamento che unisce il mondo degli investitori con quello delle imprese che seguono la brezza dell'innovazione.


Partiamo da Cherry Bay Capital una realtà ormai solida nel mondo degli investimenti. Come è nata l'idea e qual è l'obiettivo principale da raggiungere?

"L'idea è nata sulla scorta di un’esperienza più che decennale in ambito consulenza strategica, banca d'affari e private equity che ci ha permesso di respirare le dinamiche delle imprese in relazione ai mercati dei capitali. L’obiettivo è quello di connettere capitali privati, oggi sovrabbondanti e alla ricerca di maggiori rendimenti, all’endemica sottocapitalizzazione delle aziende italiane attraverso un modello di finanza sana al servizio della competitività del sistema e a beneficio dell’economia reale.”


Cosa è cambiato nel mondo degli investimenti?

“Se storicamente gli HNWI hanno dedicato molte attenzioni alla componente liquida del portafoglio, oggi, visto il persistere di tassi zero e di una volatilità elevata dovuta alle ricorrenti incertezze sull’andamento delle economie e delle Borse, sono obbligati a ricercare maggiori performance per proteggere il patrimonio. Questo implica un’assunzione superiore al rischio e/o posizioni di lungo termine e su asset reali che, rispetto ad altre, beneficiano di premi di illiquidità e di volatilità ridotta perché spesso tendono ad essere decorrelati da scossoni di mercato. Ne deriva uno shift delle allocazioni patrimoniali verso gli asset alternativi che cubano ormai mediamente il 40% del portafoglio. Tra queste il private equity si registra essere l’asset class regina e prevediamo nei prossimi cinque anni una maggiore innovazione nelle soluzioni di investimento in particolare a favore di iniziative flessibili di club deal.”

Gli investimenti di oggi che tempistiche di rendimento hanno?

"Rispondo con una domanda frutto di alcune analisi di settore. Quanto tempo occorre alle condizioni di mercato di oggi per raddoppiare il capitale? Con il cash servono 720 anni, ai tassi attuali occorrono 147 anni con le obbligazioni e 5 anni con il private equity. Chi ha capitale e vuole proteggerlo davvero ha una sorta di percorso obbligato, cercare maggiore rendimento".


E il mondo delle imprese in questo mercato che ruolo ha?

"Se si guarda al mondo delle imprese ci sono circa 8500 piccole e medie aziende private con un fatturato inferiore ai 100 milioni che hanno una redditività in termini di Ebitda superiore al 20 per cento. Si tratta di aziende sane con modelli di business solidi che hanno probabilmente un posizionamento differenziante sui proprio mercati di riferimento, Queste realtà, che compongono l'ossatura dell'economia, però hanno un problema: restano spesso piccole. Un tempo il piccolo era bello, oggi il piccolo è debole. Queste imprese hanno la resposabilità sociale di avviare una cultura sempre di più orientata all’apertura del capitale o a processi di aggregazione permettendo alla produzione industriale italiana di essere più competitiva su scala globale."


Come si può cambiare nel nostro Paese il sistema degli investimenti privati?

"Credo che le grandi famiglie debbano coniugare la ricerca di rendimento alla possibilità di fare quello che in America chiamano give back. Investire, cioè, in economia reale in modo diretto contribuendo alla crescita delle aziende target non solo mettendo a disposizione capitale ma anche trasferendo competenze e network. Secondo questa visione Cherry Bay Capital promuove club deal aggregando quelle famiglie che anche per storia possono essere d'aiuto all'azienda. Una sorta di trattamento sartoriale applicato ad una logica di finanza sana con l'obiettivo di trasferire capitali di famiglia ad altre imprese di famiglia che quindi possono beneficiare dei cosiddetti smart money".


In questo senso cosa cambia con l'arrivo al governo di Draghi?

"Non voglio esagerare, ma con Draghi l'Italia è diventata in pochi giorni il Paese nel quale investire. Il Presidente Draghi ha riposizionato l’Italia e come viene percepita introducendo credibilità, competenza, stabilità e trasparenza, caratteristiche che tipicamente tranquillizzano gli investitori ed i mercati relativamente anche a come verranno gestiti i miliardi del Recovery Fund".


Il Recovery Fund e il Next Genration Eu che tipo di strumenti sono per cambiare il sistema produttivo del nostro Paese?

"Faccio un'osservazione che può sembrare ruvida: questa è un'occasione unica per promuovere il libero mercato innescando anche un processo di selezione naturale. Se noi prendiamo quei soldi e li eroghiamo a pioggia promuoviamo invece logiche probabilmente distorsive che in passato hanno nociuto al mercato stesso. Corretto supportare i settori più colpiti, tuttavia sarà necessario selezionare dove incanalare queste risorse ossia in quei progetti a più alto potenziale di rendimento per alimentare un circolo virtuoso che porti alla ripresa del Paese. Si tratta di soldi pubblici che vanno gestiti con mentalità privata".


Su questo fronte qual è il ruolo che avrà Cherry Bay Capital?

"Come Cherry Bay Capital operiamo stimolando i capitali privati ed, in particolare, selezioniamo quei progetti a più alto rendimento potenziale e promuoviamo l’utilizzo dell’equity in un’economia fatta di PMI caratterizzate invece da una cultura troppo spesso individualista che da un lato esalta il genio imprenditoriale ma dall’altra ha portato storicamente le imprese ad adottare una struttura finanziaria banco-centrica che oggi necessita di essere ricapitalizzata, processo necessario per competere quantomeno con il resto d’Europa.”


Cosa intende per banco-centrico?​

"In Italia la struttura finanziaria delle piccole medie imprese private vede il ricorso all’equity solo per il 15% contro il 45% in UK o il 30% della Germania, abbiamo un listino borsistico troppo piccolo e non competitivo. Per anni le banche hanno alimentato questa tendenza erogando in maniera abbastanza semplice finanziamenti senza guardare alla capacità reddituale, spesso le garanzie sono state le stesse aziende a cui veniva dato il finanziamento. Ciò ha indotto gi imprenditori, aimè, spesso ad usare le imprese come bancomat e a rimanere nel proprio perimetro senza cercare capitali di rischio esterni o percorsi di aggregazione. L'imprenditore visionario è, secondo me, quello capace di passare da essere inventore a ragionare come capitalista, magari guardando anche con più lucidità a tematiche di cambio generazionale".

Quali sono i consigli che si sente di dare per chi deve investire in un momento come questo?

"Bisogna investire guardando al futuro, ragionando attentamente su quali industry aspettarsi prospettive di espansione e rischi derivanti dall'impatto Covid. Per esempio, come Cherry Bay Capital abbiamo recentemente promosso un’operazione su una eccellenza italiana che opera in ambito elettrificazione dell’automotive, contesto da cui, nonostante le complessità del momento, ci aspettiamo grande soddisfazione nel medio termine. E’ importante cioè lavorare con aziende che operano cioè con posizioni di leadership in nicchie o segmenti di mercato che rappresentano il futuro."


Ci dà la sua definizione di innovazione?

"Secondo me l'innovazione ha senso se un'invenzione è realizzabile. Bisogna rispondere a bisogni reali attraverso una grande capacità di execution. Se guardiamo all’innovazione nel settore del private equity, invece, innovare significa trasformare gli investitori privati in partner proattivi promuovendo soluzioni di investimento che consentano loro di decidere in modo discrezionale dove investire, di beneficiare di una migliore diversificazione e personalizzazione del portafoglio, costi ridotti, trasparenza elevata e possibilità di contribuire fattivamente allo sviluppo delle imprese. In altri termini innovare il sistema conferendo valore industriale a quello che è sempre stato solo un investimento tipicamente finanziario".


Infine, buttandola sul calcio: crede che il nostro Paese possa entrare in Champions per la capacità di investimento sull'innovazione oppure ci attende una Serie b?

"L’Italia dobbiamo lavorare per vincere la Champions. Abbiamo patrimoni per farlo e soprattutto abbiamo imprese che possono vincere le partite. Noi di Cherry Bay Capital siamo come un direttore sportivo in grado di selezionare igiocatori migliori, le aziende...

".

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