I fratelli De Benedetti hanno deciso di vendere il gruppo Gedi. Il sito Dagospia, per primo ha messo la cosa «in chiaro»: a comprare Repubblica, Stampa, Secolo XIX, l'Espresso, i quotidiani locali, le radio, il digitale, e altro ancora, sarà John Elkann, attuale azionista al 6,2%, che avrebbe messo sul tavolo «una cifra che non si poteva rifiutare». A vendere sarà dunque la Cir, che detiene il 43,7 del capitale del gruppo Gedi. Circola anche una data prevista per l'annuncio dell'accordo: il 19 dicembre. Il cdr di Repubblica nel pomeriggio ha chiesto un incontro urgente con i vertici aziendali. E in serata ecco arrivare la nota di conferma: «Cir informa che sono in corso discussioni con Exor N.V. concernenti una possibile operazione di riassetto dell'azionariato di Gedi che condurrebbe all'acquisizione del controllo su Gedi da parte di Exor». Il tema sarà oggetto del prossimo Cda di Cir, il 2 dicembre.
Il progetto sarebbe comunque più complesso: il gruppo Exor (holding degli Agnelli) punta in primis a riprendersi la Stampa e il Secolo, a cui si potrebbero aggiungere i quotidiani locali ex Finegil. Mentre per Repubblica, l'Espresso e tutti le altre testate collegate allo storico brand fondato da Eugenio Scalfari, la destinazione finale sarebbe Carlo De Benedetti, che tornerebbe a fare l'editore attraverso il progetto della Fondazione. Di che si tratta? Bisogna fare un passo indietro: quando a metà ottobre lo stesso Ingegnere ha proposto di comprare il 30% di Gedi, offrendo quello che valeva in Borsa (25 cent per azione), la Cir si è duramente opposta e ha respinto l'offerta. Ma per De Benedetti è stata l'occasione di spiegare il suo piano: «Raddrizzare la gestione dell'azienda, che è stata del tutto inefficace», ha detto in un'intervista. Specificando che l'idea era «riprendere a investire pesantemente in un settore in cui Repubblica per anni ha eccelso: il digitale». E dare al gruppo un assetto nuovo: «Portare le mie azioni, convincendo gli altri azionisti a fare altrettanto, in una Fondazione. Una Fondazione cui parteciperanno rappresentanti dei giornalisti, dirigenti del gruppo, personalità della cultura. L'obiettivo è assicurare un futuro di indipendenza a un pezzo di storia italiana».
L'impressione è che, con l'offerta per Gedi, De Benedetti abbia prima di tutto mandato a monte qualche altra trattativa (lui stesso ha parlato di un recente tentativo dei figli Marco (presidente Espresso) e Rodolfo (al vertice di Cir) di vendere il gruppo a fondi di private equity. Preparandosi a entrare in campo più in là, una volta raggiunta un'intesa con Exor per spartirsi il gruppo secondo i rispettivi interessi editoriali.
Se l'indiscrezione di ieri verrà confermata, tutto tornerà. E in parte tornerà al suo posto, cioè com'era prima del 2016, quando Gedi è nata proprio con la fusione tra Espresso e Itedi (Stampa e Secolo XIX) che oggi sembra a un passo dall'essere sciolta.
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