Consumatori tedeschi in rivolta contro Vw Prima azione collettiva

Spetta ai giudici l'ammissione del reclamo Possono aderire fino a 2 milioni di persone

Consumatori tedeschi in rivolta contro Vw Prima azione collettiva

«Il gruppo Volkswagen ricorderà l'1 novembre 2018 come il giorno nel quale ai guantoni di velluto dei politici tedeschi sono subentrati i guantoni da boxe delle associazioni a tutela dei consumatori». L'affermazione è di Klaus Müller, presidente di Vzbv, una delle organizzazioni dei consumatori più potenti in Germania. Per il gruppo di Wolfsburg si prospetta ora un nuovo periodo di tensioni, visto anche l'indebolimento della cancelliera Angela Merkel alla luce delle recenti consultazioni.

Sta di fatto che Volkswagen si trova a fare i conti con un'altra grana legata sempre al dieselgate: la prima azione giudiziaria collettiva presentata in Germania. A dare il via alla class action è stata proprio l'associazione dei consumatori Vzbv, che rappresenta numerosi clienti danneggiati a causa della falsificazione delle emissioni dei motori diesel. Ieri tutta la documentazione è stata depositata presso il Tribunale di Brunswick, due mesi prima che i fatti riferiti al dieselgate vadano in prescrizione.

«Volkswagen deve rimborsare i suoi clienti», chiede con fermezza Müller ai giudici. Alla class action tedesca, secondo una stima del ministero di Giustizia, potranno partecipare fino a 2 milioni di clienti del gruppo. Wolfsburg, intanto, è già partita al contrattacco: «Tutte le nostre vetture - la difesa del gruppo - sono tecnicamente sicure, in buone condizioni e possono essere guidate senza restrizioni» in Germania. A far infuriare i clienti tedeschi, insieme a quelli di altri Paesi, i due pesi e le due misure adottati, cioè il trattamento diverso riservato ai clienti Usa, tra rimborsi e riconoscimenti dei danni (500mila i consumatori coinvolti) rispetto a quelli europei.

Se il reclamo presentato dall'associazione Vzbv sarà giudicato ammissibile, i clienti interessati potranno registrarsi gratuitamente presso i tribunali, prima che i giudici di Brunswick sentenzino se Vw abbia commesso una falsificazione. In caso di condanna del gruppo, ciascun consumatore registrato potrà far valere individualmente i suoi diritti. Ralf Stoll, il legale che segue il caso per conto dei consumatori, si aspetta «diverse decine di migliaia» di adesioni alla procedura, dopo che in Germania sono state inoltrate 26mila denunce individuali.

Ottimista il ministro della Giustizia di Berlino, Katarina Barley: «Se ci sarà un giudizio che in linea di principio stabilisce a Vw di pagare, sarebbe folle impegnarsi in tutte le cause individualmente». L'auspicio del ministro è che, in caso di condanna, Vw proponga una risoluzione amichevole del contenzioso.

In questi tre anni dall'inizio dello scandalo, la vicenda è costata quasi 30 miliardi al colosso dell'auto il cui volante, lo scorso aprile, è passato a Herbert Diess. Nei giorni scorsi, inoltre, è stato scarcerato, sotto cauzione, l'ex capo di Audi, Rupert Stadler, al quale non sarà comunque consentito di entrare in contatto con chi è coinvolto nel dieselgate.

Alla grana tedesca, però, potrebbe aggiungersi presto anche quella italiana: il mese prossimo, infatti, si terrà a Venezia l'udienza dopo l'ammissione

della class action intentata da Altroconsumo contro Volkswagen Group e la veronese Volkswagen Group Italia. Oltre 90mila le adesioni pervenute. La richiesta è di un risarcimento pari al 15% sul prezzo d'acquisto del veicolo.

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