Unicredit chiude il miglior semestre della sua storia mentre i sindacati bancari concordano l'estensione del contratto di lavoro fino a fine anno per siglare una nuova intesa che aumenti le retribuzioni redistribuendo ai lavoratori parte dei maggiori profitti degli istituti di credito.
In particolare, Piazza Gae Aulenti ha registrato nel secondo trimestre 2023 un utile netto di 2,3 miliardi (+14,9% annuo; 1,87 miliardi le stime del consensus). Nell'intero primo semestre l'utile si è attestato a 4,4 miliardi segnando la migliore performance «di sempre» e il «decimo trimestre consecutivo di crescita della redditività». Nei tre mesi a giugno i ricavi totali sono aumentati del 24,9% a 6 miliardi, con margine di interesse a 3,5 miliardi (+41,3%). I costi operativi sono diminuiti dell'1,2% a 2,3 miliardi, per un rapporto cost/income in discesa al 39%. Sul fronte patrimoniale, il coefficiente Cet1 è «tra i migliori del settore» al 16,64 per cento. Risultati che, spiega il Ceo Andrea Orcel, sono il frutto della «crescita di elevata qualità delle commissioni nonostante il contesto macroeconomico incerto, dell'ulteriore riduzione dei costi malgrado l'inflazione elevata e della solidità del margine di interesse». A tutto questo si aggiunge un costo del rischio strutturalmente basso pari a 2 punti base nel trimestre. Tanto che, ha evidenziato ancora l'ad, «nonostante l'incertezza sugli sviluppi macroeconomici, sappiamo di essere ben equipaggiati per il futuro grazie alla nostra chiara strategia, a un mix di business ben diversificato e al continuo miglioramento dell'efficienza operativa».
Questi numeri consentiranno a Unicredit di distribuire tra 2021 e 2024 agli azionisti «22 miliardi contro i 16 miliardi annunciati nel piano». Orcel ha rivisto al rialzo i target (ricavi netti superiori a 21,5 miliardi e un utile netto pari o superiore a 7,25 miliardi), spiegando che quest'anno saranno distribuiti 6,5 miliardi e altrettanti l'anno prossimo. Sul 2023, ha sottolineato il capo dell'azienda, il dividendo cash sarà quindi almeno di 2,4 miliardi, il 25% in più rispetto agli 1,9 miliardi del 2022 e +35% circa considerando l'attuale numero di azioni. «Abbiamo sempre più capitale in eccesso, che il mercato attualmente sembra valutare a zero, ma che sarà restituito agli azionisti se nessun miglior uso potrà essere trovato», ha aggiunto. Le cifre saranno definite nel dettaglio nel prossimi mesi. Per eventuali fusioni o acquisizioni non ci sono «né giuste condizioni né giusti termini», ha sottolineato Orcel, e dunque il riacquisto di azioni è «il miglior investimento». Entro fine anno, tuttavia, sono attese novità sul fronte pagamenti. In Borsa Unicredit ha dribblato il trend ribassista della seduta chiudendo a 22,56 euro (+2,94%).
Orcel è ottimista sull'evoluzione del business nella seconda parte dell'anno. «Continueremo a crescere grazie a tutte le linee commerciali e al solido margine di interesse», ha specificato.
«Ci aspettiamo due altri aumenti dei tassi in Europa e un periodo di tassi alti più esteso nel tempo. Parte di questo aumento verrà trasferito ai clienti, nella misura del 30% quest'anno e del 40% il prossimo, ma questo non inciderà sulla nostra capacità di fare profitto», ha concluso.
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