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Corsa contro il tempo per salvare le due ex popolari venete e Alitalia

Occhi puntati sul 28 e il 30 marzo. Il rebus degli aiuti di Stato

Corsa contro il tempo per salvare  le due ex popolari venete e Alitalia

Mentre l'Unione Europea tenta di rialzarsi dallo smacco della Brexit, in Italia è corsa contro il tempo per scongiurare il crac di Alitalia e il bail-in di Popolare Vicenza e Veneto Banca, individuando delle soluzioni che evitino gli strali di Bruxelles contro gli aiuti di Stati. Per entrambi i dossier la scadenza è ravvicinata.

Negli obiettivi del governo entro il 30 marzo si tireranno infatti le somme dei tavoli tecnici aperti sulla crisi di Alitalia dopo il muro eretto dai sindacati contro i maxi-tagli previsti dal piano dell'ad Cramer Ball (nella foto): il 5 aprile ci sarà un nuovo sciopero. La compagnia aerea è quasi a secco di liquidità, ma i soci sono disposti a ricapitalizzare soltanto se ci sarà l'ok al piano. Il governo ha specificato che non metterà denaro, ma il governo starebbe tentando di mettere in campo la Cassa Depositi e Prestiti: la formula potrebbe essere un finanziamento a garanzia pubblica, a patto però di convincere la Commissione Ue che non si tratta di un aiuto di Stato. La Cdp non può comunque entrare nel capitale di società in perdita, come appunto Alitalia che, secondo alcune indiscrezioni, brucerebbe un milione al giorno: 400 milioni la perdita stimata per lo scorso anno.

Martedì 28, Veneto Banca e Popolare Vicenza faranno invece i conti con i risultati delle rispettive offerte transattive rivolte ai soci rimasti schiacciati dai crolli delle azioni.

Per l'intera mattinata di ieri, le filiali dei due istituti sono rimaste aperte per raccogliere ulteriori adesioni: venerdì si era poco oltre il 66%, contro un obiettivo prefissato dell'80 per cento.

La parola finale spetta ai cda che, chiuse le offerte ai soci «traditi» dalle vecchie gestioni - contro cui è già scattata anche una azione di responsabilità -, potranno calcolare con esattezza quanto denaro occorre per l'aumento di capitale, su cui l'ad Fabrizio Viola ha in corso un negoziato con la Bce. Per le due ex popolari, che sono destinate a fondersi, si parla di un aumento precauzionale fino a 5 miliardi complessivi, di cui 1,2 ricavabili dalla conversione dei bond subordinati in mano agli istituzionali.

Fondi che sono però in allarme dopo le parole del capo della Vigilanza Ue, Daniele Nouy che ha detto come «il consolidamento potrebbe anche prendere la forma della chiusura di banche se diventano insostenibili». Un messaggio di distensione al sistema è invece arrivato da Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza Bce: Francoforte sa che occorre tempo per cedere i crediti in sofferenza.

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