Una situazione economica, che potrebbe sfociare in una crisi sociale. È questo il quadro allarmante reso noto dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha stimato una perdita annua media di quasi 2.500 euro per ogni italiano a causa del Covid-19. Mediamente, ogni cittadino quest'anno perderà 2.484 euro, con punte che toccheranno i 3.456 euro a Firenze, i 3.603 a Bologna, i 3.645 a Modena, i 4.058 a Bolzano e i 5.575 euro a Milano. E al Sud, il Pil scivolerà allo stesso livello del 1989, nonostante la riduzione, pari al 9%, sia minore rispetto alle altre aree del Paese.
Quest'anno, infatti, a livello nazionale, la caduta del Pil dovrebbe sfiorare il 10%, un dato che varia di quasi un punto percentuale rispetto alle previsioni del governo del mese scorso. I dati su base regionale parlano di un balzo all'indietro di 32 anni per Molise, Campania e Calabria e di 34 anni per la Sicilia. E, secondo lo studio di Mestre riportato da Agi, si tratterebbe di dati sottostimati, perché aggiornati allo scorso 13 ottobre, quando ancora non erano state introdotte le misure dell'ultimo Dpcm.
Ma a preoccupare non è solamente la caduta del Pil e la perdita economica di ogni italiano. A queste, infatti, si aggiunge anche l'alto tasso di disoccupazione, causato dalle tante attività che nel 2020 hanno chiuso i battenti. Quest'anno, rivela Cgia, gli occupati scenderanno di circa 500mila unità. "Rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale", ha spiegato il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia di Mestre, Paolo Zabeo.
E la situazione non è certo migliorata da quella che il segretario Cgia, Renato Mason, definisce "una pressione tributaria insopportabile, una burocrazia opprimente, che ingiustificatamente continua a penalizzare chi fa impresa". E, aggiunge, "c’è un’altra grossa criticità che rischia di penalizzare tante piccole e medie imprese": il riferimento è alla misura dell'Unione Europea che, dal primo gennaio 2021, "ha imposto alle banche di azzerare in 3 anni i crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni quelli con garanzie reali.
Ovviamente, l’applicazione di questo provvedimento indurrà gli istituti di credito ad erogare con estrema cautela i prestiti alle imprese, per evitare di dover sostenere delle forti perdite di bilancio nel giro di pochi anni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.