"La ripresa nella zona euro sta perdendo impulso, la crescita del pil si è fermata nel secondo trimestre, le informazioni sulle condizioni economiche ricevute durante l’estate sono state più deboli del previsto". Parlando all'assemblea di Strasburgo, il presidente della Bce Mario Draghi ha messo in guardia i Paesi dell'Unione europea ricordando loro che "i rischi di riforme strutturali insufficienti possono pesare sull'ambiente per gli investimenti".
Mentre la produzione industriale e gli ordini manifatturieri a luglio hanno dato qualche ragione di ottimismo, indicatori recenti non hanno dato indicazione che il profondo declino di agosto si sia arrestato. Non solo. A togliere ulteriormente forza alla ripresa si mettono anche la disoccupazione elevatissima e la crescita debole del credito. E i rischi che circondano l’espansione attesa sono chiaramente al ribasso. Proprio per questo è necessario che ogni Paese membro dell'Unione europea attui le riforme strutturali necessarie a rilanciarne l'economia. "La crisi finirà solo quando tornerà una piena fiducia nell’economia, quando le imprese torneranno ad assumere rischi, investire, creare lavoro - ha detto il governatore della Bce - questo dipende da molti fattori, inclusa la politica monetaria ma soprattutto dall’attuazione delle riforme che sosterrà la credibilità". Le riforme strutturali dovranno, però, essere affiancate a un drastico taglio degli sprechi e della pressione fiscale.
"Nel Patto di stabilità ci sono margini di flessibilità per tutti - ha incalzato Draghi - chi non ha margini di bilancio può ridistribuire le priorità orientandole alla crescita, cioè dando priorità a investimenti, abbassando le tasse e pensando di ridurre la spesa improduttiva, chi ha spazio segua le raccomandazioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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