Draghi detta la linea ai governi europei

«Flessibilità? Ce n'è molta, è la spesa da tagliare». Brexit va gestita con cautela

Rodolfo Parietti

La politica della Bce è «molto efficace», ma di fronte a una ripresa che procede con «uno slancio inferiore rispetto alle previsioni dello scorso giugno» e a una crescita con rischi al ribasso, tocca ai governi attivarsi per evitare squilibri portatori di instabilità, senza aspettare tempi migliori per rilanciare l'unione monetaria. È l'ennesimo appello alla politica, quella lanciato ieri a Bruxelles, davanti all'Europarlamento, da Mario Draghi.

Finora largamente inascoltati, gli inviti ad agire del presidente dell'istituto di Francoforte si vanno facendo sempre più pressanti con l'aumentare delle aree di criticità. Tra queste anche le banche. Draghi è convinto che i problemi di redditività del comparto non siano riconducibili ai tassi di interesse negativi, quanto piuttosto al fatto che le banche sono troppe. «Ci sono molte centinaia di piccole banche che fanno un lavoro molto buono per i loro clienti e ci sono altre banche che possono essere consolidate. Ciò vuol dire che iniziative per il consolidamento del settore bancario sono importanti, e i governi e devono lavorare per favorirle». Serve uno sfoltimento, insomma, attraverso processi di aggregazione resi però spesso complicati dall'elevato ammontare di sofferenze, da una situazione patrimoniale non sempre eccellente e dall'impossibilità dello Stato di recitare il ruolo di cavaliere bianco.

Draghi ha del resto ben chiari i perimetri dentro cui devono restare i governi. Sono quelli previsti dai Trattati. Così, pur senza mai nominare l'Italia che attraverso il premier Matteo Renzi chiede più spazi per fare deficit, il capo dell'Eurotower ricorda come nelle regole esistenti «c'è già molta flessibilità» e che quindi i Paesi con risicati margini di manovra devono agire con maggiore incisività sulla spesa pubblica. « L'ex governatore di Bankitalia ha però anche ricordato l'asimmetria nei bilanci pubblici, in base alla quale i Paesi che hanno margini «non sono obbligati a usarli se non vogliono», con chiaro riferimento al surplus tedesco in eccesso.

Al tempo stesso, anche nella gestione della Brexit, è «molto difficile immaginare» che un accordo con l'Ue «che sia percepito come discriminatorio contro alcuni o in favore di altri possa essere fonte di stabilità per il futuro dell'Unione Europea». È quindi «estremamente importante», nell'ambito della trattativa tra Londra e Bruxelles, che «tutti i partecipanti rimangano assoggettati alle stesse regole».

Quanto alla lotta alla deflazione (la Bce prevede un +0,2% dei prezzi quest'anno, un +1,2% il prossimo e un +1,6% nel 2018), Draghi ha ribadito che «agiremo usando tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del nostro mandato»». Tra le prossime iniziative dell'Eurotower, il lancio di due nuove Tltro, in dicembre e marzo, ovvero liquidità a tasso zero destinata alle banche per favorire i prestiti a famiglie e imprese.

Ancora una volta, il numero uno della banca centrale ha difeso le misure di quantitative easing, di cui «stanno beneficiando non solo le grandi imprese, ma anche le società più piccole», mentre i bassi tassi sono «molto efficaci nella trasmissione della politica monetaria» all'economia dell'eurozona».

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