Economie meno eque: l'Italia è al secondo posto

Il nostro Paese è al vertice della classifica della disuguaglianza economica, secondo Morgan Stanley. I rischi di un sistema iniquo

Economie meno eque: l'Italia è al secondo posto

Una classifica con alcune sorprese. È quella stilata da Morgan Stanley sulle economie meno eque tra quelle sviluppate nel mondo. In cima alla lista ci sono i Paesi dell'Europa del Sud in crisi, l'Italia è seconda. Al primo posto il Portogallo, terza la Grecia, poi viene la Spagna. Subito dopo, quinti, gli Stati Uniti. La Germania è sesta, la Francia 14esima. In fondo alla classifica, cioè tra i sistemi più equi, ci sono Finlandia, Svezia e Norvegia. Il report di Morgan Stanley, la banca d'affari con sede a New York, è basato su indicatori come la disparità di genere negli stipendi, gli impieghi part-time non volontari e l'accesso a internet. La ricerca ha anche rilevato che la crescita di economie come quella cinese e indiana ha aiutato a ridurre le differenze tra i Paesi, ma ha fatto crescere la disuguaglianza tra gli individui.

Dalla metà degli anni Ottanta, considerando le economie sviluppate, le disuguaglianze di reddito sono aumentate maggiormente in Svezia. Nonostante questo la Svezia, come il resto della Scandinavia, ha mantenuto il livello più basso al mondo di disuguaglianza economica tra i suoi cittadini. Secondo la banca, nel lungo periodo la disuguaglianza economica frena la crescita. Impedendo l'accesso a nuove opportunità, mina la voglia di lavorare con impegno, di migliorare la propria educazione e le proprie capacità. Può compromettere anche la fiducia nella politica e nelle istituzioni e portare le politiche economiche nella direzione del controllo del mercato, del protezionismo e del contrasto all'immigrazione. "Le passate generazioni della classe media - spiega un economista di Morgan Stanley - quelle uscite dal secondo dopoguerra, potevano aspirare a migliorare il proprio standard di vita, con una bella casa, una buona educazione per i figli e una pensione su cui contare. Al contrario le aspirazioni della classe media di oggi si scontrano con il muro dell'instabilità lavorativa e previdenziale". D'altra parte alcuni investitori riescono ad approfittare di un'economia non equa. Le forti differenze tra i prodotti offerti, con diverse opzioni di qualità e di prezzo, continueranno a esistere.

E questo andrà a beneficio di aziende come la Nestlé che ha successo perché vende sia a clienti con un reddito alto sia a quelli meno ricchi, proponendo contemporaneamente prodotti di lusso e prodotti a prezzi accessibili.

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