Elliott batte Vivendi, decisiva la Cdp

Ribaltone in Telecom. Il fondo Usa nomina 10 amministratori contro 5 dei francesi

Elliott batte Vivendi, decisiva la Cdp

Cambio al vertice di Telecom Italia. Il fondo Usa Elliott scalza i francesi di Vivendi ricevendo preferenze dal 49,8% dei soci presenti in assemblea contro il 47,18% dei francesi. E dato che l'affluenza è stata del 67,15% del capitale significa che il fondo Usa si è accaparrato circa l'1,9% in più. Che può sembrare poco e invece è molto dato che Elliott pensava di vincere con uno scarto massimo dell'1,2%. In ogni caso il risultato è clamoroso: la lista di amministratori del fondo attivista Usa, che aveva rastrellato fino al 9% di Telecom, ha battuto il socio di «controllo» Vivendi, che partiva dal 23,9%. Quindi, conti alla mano, significa che i fondi hanno appoggiato Elliott in massa, con quasi il 20% del capitale, mentre dalla parte di Vivendi è andato solo il 7%.

Non mancano le polemiche. Secondo Simon Gilham, direttore della comunicazione di Vivendi, quella di Elliott non è stata una vittoria del mercato. «A fare la differenza è stata la quota controllata da Cdp (4,9%, ndr) che ha votato per un hedge fund invece che per un azionista industriale e lungo termine». La Cassa Depositi e Prestiti è controllata dal governo e gestisce i risparmi postali degli italiani. A marzo, la Cassa, ha deciso di investire 7-800 milioni per comperare la quota di Telecom per portare a termine un piano che ha come oggetto lo scorporo della rete e la fusione con la sua controllata Open Fiber. Ed è vero che, a guardare i risultati di ieri, senza quel 5% Elliott avrebbe perso. Ma d'altra parte è anche vero che il «mercato», cioè i fondi, si sono schierati dalla sua parte in un raporto 3 a 1. Secondo fonti di mercato Cassa non avrebe votato per appoggiare il socio Elliott, ma per dare la sua preferenza a una lista di grandi professionisti e profondi conoscitori della materia e del mercato.

La lista del fondo è composta da 10 consiglieri italiani e tutti indipendenti, nonchè ben conosciuti da Cdp. Ossia l'ex ad dell'Enel Fulvio Conti (che lunedì sarà eletto presidente), Alfredo Altavilla (top manger Fca), Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi (commissario di Alitalia), Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli. Mentre i francesi devono accontentarsi di 5 posti che andranno ad Amos Genish e Arnaud de Puyfontaine, con Marella Moretti, Michele Valensise e Giuseppina Capaldo come indipendenti. Fuori dai giochi Franco Bernabè, che avendo condotto l'assemblea di ieri da vicepresidente e con l'assunzione delle deleghe per la sicurezza aveva perso i requisiti di indipendenza. Il nuovo cda si riunirà già lunedì per la distribuzione delle deleghe. Tra i due contendenti il punto di unione è, al momento, uno soltanto: l'ad Genish che porterà avanti il suo piano. I vincitori di Elliott hanno scritto in una nota che l'assemblea Telecom «manda un segnale forte all'Italia». Il fondo Usa ribadisce inoltre alcune idee per la creazione di valore, compreso il ritorno del dividendo al momento giusto, alternative per la rete dopo la separazione legale e la conversione delle azioni risparmio.

Quanto a Vivendi, ha detto che prenderà tutte le misure per «proteggere il valore di Telecom ed evitarne lo smantellamento». La vittoria di Elliott, secondo Gilham, potrebbe anche portare a Vivendi alcuni effetti positivi.

Come la decadenza dello stato di «coordinamento e controllo», dell'obbligo di vendita di Persidera imposto dall'Antitrust e del Golden Power. Ieri anche Vivendi è salita in Borsa dell'1,6%. Meglio ha fatto Telecom +2,1%, a ulteriore conferma del gradimento del mercato (con le risparmio a +2,8%).

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