Economia

Enel, la burocrazia blocca gli investimenti

Mille posti di lavoro nella disastrata Calabria mandati in fumo da un cavillo burocratico. È il caso della centrale a biomasse vergini (legno) del Mercure bloccata dal Consiglio di Stato e in stand-by da una decina d'anni. Il consiglio di Stato ha annullato per vizio di forma il decreto della Regione Calabria che avrebbe dato l'ok all'impianto dell'Enel.
L'inghippo è tutto in un errore procedurale: nella conferenza dei servizi dedicata alla centrale la Regione Calabria non ha invitato la Regione Basilicata titolare di una piccola porzione dell'impianto Enel. Ma qual è il risultato? Investimenti da 70 milioni di euro sprecati, 150 lavoratori a casa (mille considerando l'indotto della filiale del legno) e, soprattutto, 12 anni di percorso autorizzativo sostanzialmente sprecati. Un unicum tutto italiano che legittima lo scetticismo degli investitori esteri nei confronti del nostro Paese, praticamente il solo al mondo a poter bloccare con la burocrazia qualsiasi velleità imprenditoriale, persino un piccolo impianto a biomasse a impatto ambientale nullo.
Ieri Enel ha diffuso la semestrale. I ricavi consolidati sono aumentati del 6% a 40,7 miliardi, l'Ebitda è ammontato 8,3 miliardi (-7%), mentre l'utile netto è stato frenato dalla Robin tax a 1,64 miliardi (-28%).

L'indebitamento consolidato è salito rispetto a fine 2011 del 6,6% a 47,5 miliardi ma l'ad Fulvio Conti prevede di farlo calare entro il 2012 a 43 miliardi.

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