di Gianluca Garbi
L'Italia riesce a formare un nuovo governo. Si potrebbe parlare di un governo della continuità nella discontinuità. In altre parole, i mercati internazionali ne vedono la continuità con il precedente esecutivo, mentre la politica domestica tiene a sottolineare che il nuovo governo è diverso da quello di Mario Monti. Di fatto, gli investitoti credono più alla prima tesi e, infatti, il rendimento dei nostri titoli di Stato scende.
In generale si registra un calo nei rendimenti di tutti i titoli di Stato sovrani, scesi a livelli mai raggiunti nella storia. L'Irlanda sembra essere uscita dal tunnel. Le Borse europee, dall'inizio dell'anno, sono salite dell'8,5%. Anche la Borsa italiana dall'inizio dell'anno ha registrato una crescita del 3%. Quindi tutto bene?
Purtroppo no. Il governo olandese ha riportato un deficit più elevato rispetto a quello dello stesso periodo 2012, e ora dovrà provare a ridurlo dell'1% in nove mesi. I maggiori indicatori economici non sono per nulla positivi. Cipro, la Slovenia, le difficoltà nella crescita globale e il credit crunch sono tutti elementi che, nel complesso, secondo gli analisti avranno un impatto negativo sulla crescita europea in primavera.
Infine, in Italia il deficit ad aprile è risultato di 6 miliardi superiore rispetto a quello del 2012, mettendo in discussione nuovamente la salvaguardia del livello del 3%, benché la Commissione Ue, che ha la volontà di far uscire l'Italia dalla procedura di infrazione, dica che il target è confermato grazie a un'aspettativa di crescita nella seconda metà dell'anno.
Spazi per la riduzione delle imposte non sembrerebbero esserci e le previsioni di un deficit sotto il 3% sottointendono l'incremento dell'Iva da luglio, l'esistenza dell'Imu e un deficit derivante dal pagamento dei debiti per infrastrutture delle Pubblica amministrazione, insieme a un incremento del Pil che, come dicevo sopra, è tutt'altro che scontato. Il mercato vive in uno stato di calma apparente. Proprio per questo non si può perdere tempo: è importante agire e farlo subito. I primi ad avere quest'interesse, in Europa, dovrebbero essere i tedeschi. Il 21 gennaio su queste pagine scrissi che era arrivato il momento per la creazione di EuroBot, ovvero eurobond con scadenza entro i 12 mesi. Adesso più che mai non possiamo indugiare. Il rendimento dei titoli di Stato nei 12 mesi, fatta accezione per i Paesi che hanno chiesto gli aiuti, va dallo 0% circa di Germania, Francia, Finlandia e Olanda allo 0,75% della Spagna. L'Italia rende lo 0,58% e l'Irlanda, nonostante gli aiuti, dopo il periodo di austerity, rende lo 0,31%. Siamo all'interno di un range talmente contenuto che consentirebbe a tutti i Paesi di trarne vantaggio: fare grandi emissioni di EuroBot, i T-Bills dell'euro, avrebbe come immediato effetto quello di far scendere subito tutti i rendimenti non solo a breve ma anche a lungo termine. E il premio di liquidità consentirebbe un risparmio a tutti i Paesi europei, anche alla Germania.
Eliminare i titoli di Stato a breve dei singoli Paesi europei è coerente con l'esistenza di un'unica valuta e un'unica banca centrale.
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