Economia

Fca, l'Italia sarà la fabbrica "top car"

Da Mirafiori a Melfi: stop alla produzione di Panda e Punto. Si faranno Jeep e Maserati

Fca, l'Italia sarà la fabbrica "top car"

Un pedone da sacrificare, un alfiere da proteggere e re e regina per la vittoria. Come ogni scacchista di livello, Sergio Marchionne conosce in anticipo le mosse da fare. Il prossimo primo giugno, in occasione della presentazione del nuovo piano 2018-2022 a Balocco, in provincia di Vercelli, il ceo di Fca le svelerà una ad una, ma lo sviluppo della partita sembra già scritto: addio alla Mito e alla Punto, la Panda costretta a emigrare in Polonia, più Jeep e suv sfornati dalle catene di montaggio italiane. Altri tasselli, rivelati ieri da Bloomberg e non commentati dal gruppo, destinati verosimilmente a completare la strategia del manager italo-canadese. Quella basata sulla ricerca di margini più alti, facendo appunto perno sui modelli premium, nei Paesi dove il costo del lavoro appesantisce i bilanci.

Strategia che ha però un prezzo da pagare. A chi gli chiedeva conto dei pezzi da sacrificare, qualche mese fa Marchionne aveva risposto: «Non sto uccidendo la Fiat». Forse no. Ma una volta avviato il reshuffle produttivo, destinato a rivoltare le fabbriche come un calzino col proposito di saturare gli impianti, resterà ben poco sul suolo nazionale di quel marchio nato a Torino nel luglio 1899 e ha permesso in Italia la motorizzazione di massa.

È una ulteriore perdita di peso, dopo che la centralità del brand era già svanita da tempo, ben evidente soprattutto a Pomigliano d'Arco, vicino a Napoli. Gli operai smetteranno di assemblare la Panda, destinata alla Polonia, e dovranno mettere le mani sulla nuova Compass, un Suv della Jeep al momento prodotta in Brasile; inoltre, potrebbero essere l'anello terminale del restyling dell'Alfa Romeo Giulietta, che ora esce da Cassino. Sorte invece segnata per la Punto, di cui cesserebbe la produzione entro la fine dell'anno a Melfi. Bloomberg non si sofferma sulle altre produzioni tricolori nello stabilimento lucano, come la Giulia e lo Stelvio, tutte a marchio Alfa Romeo, che secondo le indiscrezioni trapelate negli ultimi mesi dovrebbero essere confermate, così come mancano indicazioni sulla Jeep di Melfi, che ha come linea parallela quella che produce le Fiat 500X, gemella della Jeep Renegade. Quanto allo storico stabilimento di Torino a Mirafiori, che ora produce meno di 50mila auto l'anno rispetto a un picco di oltre 600mila negli anni d'oro, verrà stoppata la produzione dell'Alfa Mito, sostituita da un nuovo Suv della Maserati.

«Abbiamo bisogno di fare spazio ai marchi più potenti - aveva spiegato Marchionne illustrando la strategia del gruppo - . Credo che la Fiat abbia un grande futuro in America Latina, e che in Europa possa contare sulla forza della 500. Ma non dobbiamo essere emotivi: la rilevanza di Fiat per il pubblico è diminuita». Insomma, il cerchio si sta chiudendo nel solco di una tradizione consolidata.

Già in passato, infatti, Fiat aveva spostato al di fuori dell'Europa occidentale la produzione di modelli destinati al mercato di massa: la Tipo sia il modello berlina che quello hatchback (berlina a due volumi, dotata di portellone posteriore) sono realizzati da una joint venture in Turchia, mentre la 500 è prodotta in Polonia e la sua variante più grande, la 500L, in Serbia.

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