Trimestrale spumeggiante per Fca che in Borsa fa un balzo del 5,75% portando il titolo a 13,9 euro. Oltre all'impennata dell'utile netto (+69% a 333 milioni), Fca vede scendere l'indebitamento a 8 da 8,6 miliardi di marzo e salire il business in Europa (+19% e utile di 57 milioni) e soprattutto nell'area Nafta, il mercato del Nord America (+40%) dove i margini si attestano al 7,7%, dal 4,9% del 2014, escludendo però gli oneri relativi al recente accordo pecuniario sul tema richiami con le Autorità americane (di 105 milioni di dollari l'esporso complessivo). In proposito, uno studio legale canadese starebbe pensando a una causa per danni contro Fca, con la richiesta di 4 miliardi di dollari.
L'ad Sergio Marchionne, impegnato nell'operazione Nyse per il 10% di Ferrari, ha inoltre annunciato il rialzo delle stime per il 2015: 4,8 milioni di veicoli; ricavi da circa 108 a oltre 110 miliardi; ebit adjusted di 4,5 miliardi e anche di più (da 4 a 4,5 miliardi); utile netto adjusted tra 1 e 1,2 miliardi e indebitamento netto industriale compreso tra 7,8 e 8 miliardi. Per queste due ultime voci la stima è rimasta invariata. Le previsioni non includono le operazioni riguardanti Ferrari. Sempre nel secondo trimestre, i ricavi di Fca sono pure aumentati del 25%, per complessivi 29,2 miliardi (1,2 milioni di veicoli consegnati). Stabile la liquidità: 25,4 miliardi. Restano i problemi in Sud America dove, tra i costi di avviamento della nuova fabbrica brasiliana di Pernambuco e la crisi, il rosso ammonta a 79 milioni da un utile di 63 milioni. Margini in calo anche in Asia, a 47 da 110 milioni.
Soddisfatti, comuque gli analisti, visti i risultati superiori alle attese, in particolare per quanta riguarda il mercato Usa sul quale si concentravano i maggiori timori. S&P ha subito alzato l'outlook a «positivo» da «stabile», con rating fermo a «bb-». Marchionne ha spiegato che «il valore di Fca verrà fuori dopo che sarà sottratto quello di un asset come Ferrari», per poi ammettere che «a livello di capitalizzazione abbiamo però ancora molta strada da percorrere per colmare il gap con i competitor».
Positivo il biglietto da visita di Ferrari, pronta al listino di Wall Street nell'ultimo trimestre: +5%, i ricavi, a 766 milioni; Ebit adjusted a 124 da 105 milioni. Maserati ha invece sofferto i cali in Cina e lo sfavorevole mix prodotto (nel 2016 è atteso l'impulso del Suv Levante): -17%, a 610 milioni, il fatturato, con l'ebit adjusted a 43 da 61 milioni.
Soddisfatto Marchionne, che ha parlato da Londra dove si è riunito il cda, il quale ha voluto rimarcare il forte miglioramento del margine sui ricavi nell'area Nafta (Usa, Canada, Messico). «Non ho nessuno cattiva notizia da annunciare», ha detto scherzosamente l'ad agli analisti. E sulla ventilata ipotesi di una cessione vicina di Magneti Marelli (ricavi +17%, ebit adjusted +38%) ha risposto che l'asset «fornisce un importante contributo al gruppo e, quindi, lavoriamo per svilupparlo. Non esiste alcun piano immediato per venderlo»
Il capitolo Alfa Romeo, in attesa della messa in strada della nuova Giulia: «Il piano di rilancio procede - ha precisato Marchionne - e vi sorprenderemo.
Ora il margine operativo di Fca nell'Emea è pari all'1%, ma non include ancora l'effetto Alfa Romeo». Fiducioso, Marchionne, anche sull'America Latina: «Le nostre attività dovrebbero raggiungere il punto di breakeven a fine anno», in assenza di eventi imprevisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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