A Ferrero le merendine di Kellogg's

Rilevati per 1,2 miliardi snack e biscotti del big Usa. È il sesto colpo in quattro anni

A Ferrero le merendine di Kellogg's

Ferrero batte al fotofinish Hostess Brand e si compra i biscotti della Kellogg's, compresi quelli prodotti per le Scout Girl negli Stati Uniti, sborsando 1,3 miliardi di dollari in contati (1,16 miliardi di euro). E la stagione dello shopping è tutt'altro che conclusa visto che la multinazionale di Alba, insieme al fondo Kkr, sta cercando di sfilare i biscotti australiani Arnott's, posti in vendita dalla Campbell Soup Company, a Mondelez mettendo sul piatto, a quanto i vocifera, fino a 3 miliardi di dollari.

L'operazione con Kellogg's Company dovrebbe chiudersi entro fine luglio e porta in dote alla Ferrero i «cookie» Famous Amos e Keebler, i biscotti Mother's e Murray's, snack alla frutta, cialde per gelati, preparati per torte, diverse attività produttive negli Stati Unitgi, oltre a un business da 900 milioni di fatturato e 75 milioni di utile operativo.

Kellogg's aveva acquisito la divisione ora di proprietà del gruppo della Nutella, quindici anni fa nel tentativo di diversificare il business, ma la richiesta di alimenti sani e lo shopping online stanno radicalmente cambiando l'industria dolciaria. E il gruppo americano inventore dei corn flakes ha deciso di ritornare alle origini, concentrandosi sui suoi marchi storici: da Special K a Rice Krispies.

La campagna acquisti di Ferrero è stata fortemente voluta da Giovanni Ferrero, succeduto alla guida dell'azienda al padre Michele nel 2015. Fino ad allora il gruppo piemontese era cresciuto inventando prodotti ed esportando l'eccellenza dolciaria tricolore all'estero. In meno di quattro anni tuttavia il gruppo che ha portato nei supermercati di tutto il mondo la Nutella, i Kinder e i Tic Tac ha cambiato volto grazie a un attento shopping di marchi da rilanciare e brand finiti in secondo piano all'interno dei gruppi di provenienza. Una volta portati i marchi nel proprio perimetro industriale, Ferrero può contare su innovazione, qualità e forte attenzione alle materie prime per restituire loro smalto. Non è un caso che l'azienda abbia conquistato il primo posto al mondo nell'ambito alimentare nella classifica GlobalRep Trak 100 stilata dal Reputation Institute.

La prima operazione di shopping risale al 2015, quando Ferrero era riuscita a rilevare, per 145 milioni di euro, la cioccolateria inglese Thorntons, seguita un anno dopo dall'azienda di biscotti belga Delacre, quindi nel 2017 l'acquisizione delle americane Fannie May (per 98 milioni di euro) e Ferrara Candy Company (per 1,1 miliardi) e, nel 2018, della conquista della divisione americana di Nestlè per 2,4 miliardi.

La Ferrero ha poi integrato le tre società americane in Ferrero Candy Company e ha avviato il rilancio dei diversi brand attraverso una revisione delle ricette all'insegna della qualità delle materie prime, oltre che del confezionamento, come già avvenuto con Butterfinger e Crunch.

L'obiettivo, secondo quanto indicato dallo stesso Giovanni Ferrero qualche tempo fa, è quello di raddoppiare il giro d'affari entro un decennio (ovvero crescere del 7,3% all'anno nelle vendite): un target che, acquisizione dopo acquisizione, appare sempre più concreto all'orizzonte. La Ferrero è oggi il terzo gruppo al mondo nell'ambito dei dolci al cioccolato con una distribuzione in oltre 170 Paesi, 25 stabilimenti produttivi e 94 società controllate.

Il gruppo, fondato

nel 1946 da Pietro Ferrero, ha chiuso l'ultimo esercizio con un giro d'affari pari a 10,7 miliardi (+2,1% rispetto al precedente), un margine operativo lordo di 1,5 miliardi (+14%) e un utile netto di 736,4 milioni (+35%).

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