Nascerà ufficialmente domani mattina, con l'inaugurazione, alle porte di Torino, delle Officine Maserati Grugliasco, il polo automobilistico italiano del lusso. Portabandiera saranno Maserati e Alfa Romeo, fiore all'occhiello le sinergie, in tema di motori, con Ferrari. Non è la prima volta che nel gruppo Fiat si parla di polo del lusso. Le precedenti intenzioni, però, non hanno mai avuto seguito.
Ora, però, il Lingotto non può più fallire. In gioco ci sono sono importanti investimenti (oltre 1 miliardo per Grugliasco e una cifra superiore, ancora da comunicare, per Mirafiori), posti di lavoro, credibilità e soprattutto immagine. La sfida, infatti, come ha ricordato il ceo Sergio Marchionne all'Auto Show di Detroit, riguarda in particolare i produttori tedeschi, i veri specialisti dell'auto «premium». E se il nuovo corso di Maserati è ormai avviato (Modena e Grugliasco i poli produttivi, nuova Quattroporte e riedizione della Ghibli i modelli del rilancio mondiale), su Alfa Romeo i piani continuano a essere avvolti dal riserbo.
Marchionne potrebbe cogliere l'occasione del taglio del nastro di Grugliasco per dare qualche indicazione, confermare ad esempio lo sbarco in forze del Biscione negli Usa tra il 2014 e il 2015, magari con l'ammiraglia 169 che nascerà (si mormora a Mirafiori) sulla base della Maserati Ghibli e, quindi, con le altre novità previste: Duetto (prodotta insieme a Mazda), Giulia berlina e le sue derivate, cioè la wagon e il Suv (2015).
Un primo assaggio gli Usa l'avranno nella seconda metà del 2013 con la nuova 4C, supersportiva prodotta a Modena.
«Sarà una vettura non proprio a buon prezzo - spiega Harald Wester, il manager tedesco alla guida del polo del lusso -: monoscocca in carbonio, trazione posteriore, equilibrato rapporto peso-potenza: la più pura dimostrazione tangibile dei valori Alfa Romeo». Una precisazione d'obbligo, quella di Wester, perché al Salone di Detroit, Marchionne aveva fatto una confessione parlando della 159, ormai fuori produzione. «Era un'eredità dell'accordo con Gm - così il ceo del gruppo - e abbiamo dovuto produrla per forza. Peccato che pesava 400 chili in più del previsto (inoltre, pur essendo più lunga, l'abitabilità era la stessa della precedente 156, ndr) e aveva un motore - pensate - australiano. Non ripeteremo più simili errori». In pratica era stato snaturato il Dna Alfa Romeo. E peccato che l'allora capo del marchio, Karl-Heinz Kalbfell, aveva voluto lanciare la 159 proprio a Monaco di Baviera, non a caso a due passi dei suoi ex datori di lavoro di Bmw. Scelta quanto mai inopportuna.
Da qui la giustificata prudenza di Marchionne («quando saremo pronti parleremo, stiamo lavorando sui motori»), ribadita da Wester: «In passato si è parlato troppo, ma ora è la volta buona. È passato il tempo delle promesse». «Ma ora guardiamo a Grugliasco - aggiunge l'ingegnere nato a Linz am Rhein - realtà industriale necessaria, una fabbrica completa. A Modena, che rimane una manifattura esemplare, restano il cuore e il cervello di Maserati». Per Wester il nuovo polo sarà importante soprattutto per l'economia del Paese: «Come per la futura Giulia, anche il Suv di Maserati, Levante, sarà prodotto in Italia e non più negli Usa a causa dell'elevata domanda di modelli Jeep. Una scelta che fa bene a questo Paese, all'occupazione e all'immagine del nostro gruppo».
Tra Grugliasco e Modena saranno, entro il 2015, intorno a 50mila le Maserati messe in preventivo da Marchionne. Nel rilancio del Tridente, però, l'Italia rappresenta un punto critico a causa dell'accanimento fiscale sulle auto al top di gamma.
«Fa dispiacere - dice Wester - vedere che mentre nel 2008 le vendite qui rappresentavano il 10% del totale (circa 9mila), nel 2012 sono state poco più di 100. Un tempo il mercato nazionale era tra i primi a livello globale».
Chiuso il capitolo Grugliasco, Marchionne dovrà fare chiarezza sugli altri impianti. La sequenza dovrebbe essere la seguente: Mirafiori, intorno a Pasqua, e quindi Cassino. Nel primo semestre, poi, sarà definito anche l'impegno in Russia con Fiat e il marchio Jeep.
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