Elezioni in Grecia

È il giorno del quantitative easing: la Bce disposta ad accettare il "Grexit"?

Il leader di Syriza ha abbandonato da tempo le velleità di uscita dall'euro, ma ora potrebbe essere Berlino a dargli il benservito

È il giorno del quantitative easing: la Bce disposta ad accettare il "Grexit"?

È oggi il grande giorno della presentazione del quantitative easing, il piano di acquisti su larga scala di titoli di Stato da parte della Bce, da mettere in campo allo scopo di scongiurare il rischio di deflazione. Nella conferenza stampa di Mario Draghi sono state illustrate le modalità del provvedimento: gli osservatori di tutta Europa hanno potuto così sapere quanto la Banca centrale intenda mobilitare e come questa cifra verrà ripartita tra i Paesi dell'Unione.

Con particolare attenzione, naturalmente, va monitorata la situazione della Grecia: uno studio di Ig markets, il primo broker al mondo sui contratti per differenza, svela che il quantitative easing potrebbe riguardare solo i titoli di Stato di Paesi "con rating al di sopra dell'investment grade". Una decisione che terrebbe fuori Portogallo, Grecia e Cipro. Proprio oggi, sul foglio tedesco Handelsblatt sono apparse alcune dichiarazioni del ministro delle Finanze greco Gikas Hardouvelis, che sottolinea come "nessun Paese abbia bisogno del quantitative easing quanto la Grecia" e puntualizza la rilevanza di un'uscita della Grecia dalla moneta unica (il cosiddetto "Grexit") se l'Europa "non vuole più capire i problemi e la mancanza di liquidità della Grecia".

Il presidente della Bce Mario Draghi ha dichiarato oggi che "non esistono" regole speciali per la Grecia, chiarendo che "con il suo nuovo piano di acquisti la Bce potrebbe iniziare a rilevare anche titoli pubblici della Grecia a partire da luglio, in base alle scadenze di pagamenti dei titoli detenuti tramite il vecchio programma 'Smp'."

Ma l'eventualità di un divorzio tra Atene e Bruxelles è davvero così concreta? Per alcuni versi, non più. A quattro giorni dalle elezioni politiche del 25 gennaio, i greci sembrano aver deciso di affidare le sorti del Paese a Syiriza e ad Alexis Tsipras, che negli ultimi sondaggi commissionati dal sito "lefimeriga" all'istituto Rass staccava i diretti rivali del premier Samaras e dei conservatori di Nea Dimokratia di quattro punti, 31,2% a 27%.

Rispetto alle elezioni parlamentari del 2012, Syriza ha molto ammorbidito le sue posizioni più radicali, abbandonando gli accenti più incendiari verso la Ue, al punto che molti parlano ormai di un "imborghesimento" del partito. Non si parla più di un'uscita dall'euro e anche lo spauracchio della chiusura della banche e del panico finanziario è un'arma ormai spuntata, nelle mani dei partiti di governo. Certo, la connotazione anti-austerity rimane forte e la determinazione di rinegoziare il debito resta il cardine del programma economico di Syriza.

Per contro, in seno alle istituzioni europee sono in molti - soprattutto dalle parti di Berlino - a non valutare più con occhio (così) critico un'eventuale uscita della Grecia dalla moneta unica. A inizio mese lo Spiegel aveva citato fonti del governo di Berlino che davano come "ipotizzabile" questa eventualità. La smentita seguita pochi giorni dopo è stata considerata da più parti come una presa di posizione quasi formale, limitata a un asciutto "non c'è nessuna cambio di rotta" sull'uscita di Atene dall'euro. Rispetto a tre anni fa l'Unione sarebbe in grado di assorbire molto meglio un recesso greco dalla moneta unica e pochi giorni fa il consigliere economico di Angela Merkel, Lars Feld, ammoniva: "La più colpita dal Grexit sarebbe la Grecia".

Se gli ambienti euro-tedeschi potrebbero quindi non vedere con occhio così sfavorevole anche un eventuale default ellenico, Tsipras potrebbe trovarsi in mano una vera e propria patata bollente. Ma potrebbe anche trovare due alleati inattesi in Matteo Renzi e François Hollande: un asse italo-francese critico verso gli eccessi dell'austerity, di impronta progressista e interessato a riportare gli equilibri continentali verso una maggiore attenzione ai problemi del Mediterraneo.

La partita di scacchi è appena iniziata.

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