Nella battaglia per il vertice di Ubi Banca il Tribunale di Bergamo non si è pronunciato sul ricorso d'urgenza di Giorgio Jannone che chiedeva l'esclusione sia della lista di maggioranza, sia di quella presentata dai soci bergamaschi. Ieri il giudice Siniscalchi si è riservato di decidere sulla competenza territoriale, e cioè se sia corretto chiamare in causa il Tribunale di Bergamo, ovvero se la questione spetti a quello di Brescia.
A questo punto Siniscalchi dovrebbe dare il suo verdetto oggi, entro i termini della prima convocazione dell'assemblea dei soci che, pur sicuramente deserta, è convocata per le 17. Dopo quell'ora sarà troppo tardi e l'assemblea dei soci si terrà domani in seconda convocazione, con le tre liste in campo: quella del consiglio uscente, quella di Jannone e la lista dei «bergamaschi». Jannone, forse ormai convinto che il ricorso «700» si stia rivelando un percorso inutile, ha ieri annunciato che impugnerà l'assemblea per «l'irregolarità tecnico formale delle liste depositate, la mancanza di segretezza del voto e la raccolta delle deleghe in bianco». Insomma: guerra totale.
Per questo alla Fiera di Bergamo, sabato, sarà un'assise record. Dei 21.400 soci iscritti si pensa che esprimeranno il loro voto, tra presenti e deleghe, tra 15 e 18mila. Il che corrisponde a presenze da un minimo di 7 a un massimo di 9-9.500: è questa l'affluenza limite prevista dagli organizzatori della sala che ospiterà i lavori dell'assemblea. In ogni caso si tratterà di voti tre volte superiori a quelli delle recenti adunate.
E sulla base delle forze in campo non ci dovrebbe essere molta storia: nell'ipotesi di affluenza massima, la lista del consiglio uscente è accreditata fino a 10mila voti; quella dei bergamaschi fino a 6mila; e Jannone a 2mila. Per statuto, dei 23 consiglieri del nuovo Cds la prima lista ne prenderà da 18 a 20; quella dei bergamaschi da 3 a 5; Jannone zero.
Oltre ai soci, a seguire i lavori dal vivo ci sarà anche la Consob, chiamata in causa da un esposto di Jannone che sospetta il collegamento delle altre due liste per farlo fuori. Un'ipotesi esclusa ufficialmente da Ubi alla Commissione, a cui però spetta il compito, controllando le «tracce» dei voti, di vigilare su eventuali irregolarità.
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