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Governo alla prova delle Authority

Governo alla prova delle Authority

Il reale cambiamento del Paese non dipende da proclami o slogan elettorali; e nemmeno da un'inedita maggioranza di governo e dal contratto che l'ha cementata. Queste possono essere condizioni necessarie, ma mai sufficienti. Il cambiamento passa dal rinnovamento di tutti i principali poteri e le authority dello Stato. Tra queste, la Consob è in prima linea. Nata in sordina con una legge del '74, la Commissione vigila sulla trasparenza dei mercati e dei prodotti mobiliari. Per decenni il suo ruolo nella vita del Paese è stato limitato e percepito per lo più da una cosa per addetti ai lavori. E in questo modo alcune grandi operazioni bancarie e finanziarie, private e pubbliche, che si sono svolte sul mercato, potevano godere a monte di una rete di protezione politica di cui anche i vertici di Consob facevano parte. Ma dalla grande crisi in poi, con il trasferimento del rischio finanziario dagli Stati ai risparmiatori, è del tutto evidente che il mercato non è più il luogo dove può prosperare un capitalismo senza capitali o dove si scambiano titoli di Stato ad alto rendimento e zero pericoli. Il mercato è diventato il campo globale dove scorrazza il risparmio degli italiani insieme con quello degli altri investitori del mondo. Un luogo che, essendo per definizione insicuro rispetto ai prezzi, lo deve essere in maniera assoluta per quanto riguarda le regole del gioco. Una Consob forte e autonoma è, in uno Stato moderno, un elemento imprescindibile: è garanzia di sicurezza sia per i piccoli risparmiatori, sia per i grandi investitori che decidono di mettere i loro soldi in attività italiane. Per questo il nuovo governo pentaleghista dovrà partire anche da qui: dalla relazione di ieri di Mario Nava, il presidente Consob al suo primo mandato che, per ora solo a parole, ha detto due o tre cose «di mercato». La prima è che la politica deve restare fuori dalla Consob: il rispetto della sua indipendenza «è essenziale per stabilità e prosperità economica». La seconda è la necessità di riconquistare la fiducia dei risparmiatori: «Non c'è partecipazione senza fiducia e la fiducia dipende da un sistema integrato di tutele». Infine le realtà di un mercato dal quale non si può prescindere: «La tutela del risparmio non può significare l'azzeramento del rischio d'investimento». Ma per affermarlo non si possono avere scheletri nell'armadio. Vedremo se Nava, tecnico che il precedente governo ha individuato a Bruxelles, ma che gode di grande stima in ogni ambiente, è l'uomo giusto. Ma soprattutto vedremo se il nuovo governo saprà rispettarne la totale autonomia, pur non avendolo indicato.

Il primo indizio - l'assenza ieri del ministro dell'Economia Giovanni Tria - non è indicativo: non significa disinteresse perché il titolare del Mef partecipa da sempre a intermittenza al rito Consob. Ma se avesse il significato di marcare una distanza tra governo e Autorità - come avviene da sempre in Bankitalia - sarebbe un segnale positivo.

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