Roma - Matteo Renzi è sicurissimo. L'Italia ha già in tasca un supplemento di flessibilità gentilmente concesso dalla Commissione europea. Nell'intervista di domenica il presidente del Consiglio ha messo in chiaro quello che, facendo due conti, era apparso già chiaro da un po'. Palazzo Chigi si sta preparando alla legge di Stabilità con la certezza di avere ben 17 miliardi di «spazio di patto». Cioè il permesso di spendere in deficit per un punto di Pil.
L'Italia - nel disegno del premier - garantisce di restare dentro i limiti dei patti Ue, ma sfrutta quasi tutti decimali che separano il deficit programmato per il 2016 dalla soglia del 3%: dall'1,8 al 2,8%. Sei miliardi sono effettivamente già stati concessi dallo scorso anno, destinati a investimenti e sono contabilizzati nelle bozze della legge di Stabilità da 25-30 miliardi. Poi ci sono 10 miliardi di tagli alla spesa.
Gli altri 10 miliardi sono il tesoretto europeo rivelato da Renzi nelle sue uscite di fine agosto. Ma sono ancora del tutto ipotetici. Possibile ottenerli, ma a carissimo prezzo.
L'unico strumento che l'Italia può ancora sfruttare è stato citato giorni fa sull' Unità da Tommaso Nannicini, consigliere economico della presidenza del Consiglio, e sono gli «accordi contrattuali». In sintesi, ha spiegato l'economista, possibile stabilire che «una scaletta precisa di decreti attuativi di particolari interventi strutturali sia scambiata con una maggiore flessibilità di bilancio». Tradotto, il governo italiano va a Bruxelles, decide insieme all'esecutivo Ue una serie di riforme. Poi - e questo è il punto nodale - l'Europa controlla l'attuazione delle misure concordate passo passo. La flessibilità consiste nel pesare gli effetti che le riforme strutturali potrebbero avere sui conti pubblici nel breve termine poi, eventualmente, scontarli dal deficit.
Una procedura complessa, quasi un commissariamento. Sicuramente una misura pensata per Paesi in crisi che non riescono ad attuare riforme.
Nel disegno di Renzi, questa flessibilità è invece diventata uno sconto che lui vuole destinare all'abolizione della Tasi sulla prima casa, alla cancellazione dell'Imu sui terreni agricoli e sugli imbullonati. Misure - in particolare la prima - che l'Europa non apprezza.
Un elemento a favore del governo italiano c'è. Fino ad oggi da Bruxelles nessuno ha reagito alle uscite del premier italiano. Di solito ad annunci di questo tipo la Commissione fa seguire subito un'intervista con un esponente del governo Ue per frenare le ambizioni dello stato nazionale. Questa volta no. Segno che una disponibilità a trattare c'è. Ma non gratis. La strada degli accordi tra Italia e Ue accennata da Nannicini piace ai vertici europei. Ma secondo le regole stabilite, non quelle che Renzi immagina. Il braccio di ferro è appena iniziato, in palio ci sono le chiavi della politica economica del governo di centrosinistra.
Intanto al ministero dell'Economia si cominciano a fare i conti con la voluntary disclosure . Il governo si aspetta che dai contribuenti che hanno nascosto fondi al fisco, arrivino dai 3 ai 4 miliardi di euro. I proventi andranno alla legge di Stabilità.
Ma non ci sono certezze sull'incasso, tanto che si pensa già a una proroga dei termini. Ogni euro in più è prezioso, alla vigilia di una «finanziaria» che prevede 10 miliardi di tagli alla spesa molto ipotetici e altri 10 miliardi di flessibilità europea, anche questi tutti da conquistare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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