I treni italiani bene in Europa Ma c'è l'aiutino

Paolo Stefanato

Uno studio di R&S-Mediobanca mette a confronto gli operatori ferroviari dei principali Paesi europei e mostra che le nostre Fs hanno una più elevata redditività rispetto agli altri, un minor indebitamento e una maggiore capitalizzazione. Tuttavia la struttura dei ricavi da noi registra una maggiore incidenza dei corrispettivi versati da enti locali e Stato, che rappresentano il 42% (11% in Germania, 22% in Francia); la quota del mercato (58%) è invece sensibilmente inferiore a quella dei due principali operatori (l'80% per i tedeschi di DB e il 74% per i francesi di Sncf). Nel caso italiano si tratta comunque di corrispettivi e non di contributi a fondo perduto. Ieri è stato presentato il nuovo contratto di servizio decennale con il ministero dei Trasporti per gli Intercity; 100 milioni in più all'anno per migliorare l'offerta.

Dallo studio di R&S emerge che il trasporto su ferro in Italia è concentrato sui passeggeri, che rappresentano il 70% dei ricavi (42% in Germania, 62% Francia, 90% in Spagna); una spina è invece il trasporto merci, che da noi l'11%, contro il 49% di DB, il 34% di Obb (Austria) e il 29% di Sncf. Proprio con il 2017 è diventata operativa una nuova subholding delle Fs, chiamata Mercitalia, che riunisce tutte le attività di cargo e logistica, al fine di sviluppare il business.

Uno dei vincoli strutturali dell'Italia è la rete meno estesa (16.700 chilometri, conto i 30mila della Francia e i 33mila della Germania), determinata dai fattori geografici.

Anche per questo l'espansione all'estero per aumentare i ricavi è essenziale: le recenti operazioni in Gran Bretagna, Grecia e Francia vanno in questa direzione. Va ricordato, oltretutto, che a breve per Trenitalia comincerà l'iter borsistico.

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