Il gran giorno è arrivato. Oggi alle 17, con la presentazione della nuova Giulia, che riprende il nome del modello prodotto tra il '62 e il '77, parte ufficialmente l'«anno zero» di Alfa Romeo, per l'esattezza l'ultimo anno zero dopo che dal 2005 si sono accavallati annunci di rilancio, puntualmente finiti con un flop. Tant'è che la produzione delle mitiche auto con il Biscione sul muso, è via via drammaticamente scesa: 131mila (2005), 119mila (2010), 101mila (2012), 75mila (settantacinquemila) lo scorso anno. Di questo passo, reggendosi solo due modelli capaci di fare volume (MiTo e soprattutto Giulietta), ma ormai piuttosto datati, nonostante i vari restyling e le nuove versioni, i numeri avrebbero continuato a non rispecchiare il valore reale del marchio. L'ad di Fca, Sergio Marchionne, è consapevole che il vernissage odierno al rinnovato Museo di Arese, a due passi dall'Expo, rappresenta l'ultima chance. E non è un caso che il progetto è stato portato avanti nella riservatezza più assoluta.
In un capannone del Modenese, centinaia di giovani ingegneri hanno lavorato sodo, a stretto contatto con il loro capo, Harald Wester, che oggi farà gli onori di casa insieme allo stesso Marchionne e al presidente di Fca, John Elkann, per dar vita a una berlina che, oltre a riscoprire la trazione posteriore, si pone come capostipite di una futura gamma di modelli. Obiettivo: dare filo da torcere ai rivali più agguerriti, i costruttori premium tedeschi; rilanciare immagine e valori di Alfa Romeo; impartire una lezione di design allo scopo di far capire che stile ed emozioni parlano italiano.
Tra le decine di rendering della nuova Giulia pubblicate da siti e magazine (solo oggi si potrà toccare il modello con mano) in tanti si sono immaginati una linea ultra sportiva, tagliente, doppi terminali di scarico, e un muso affilato dove lo scudetto Alfa Romeo è posizionato tra gli inconfondibili due baffi. Fondamentale il capitolo motori. Indiscrezioni arrivano da Automotive News : il benzina top di gamma sarà un V6 da 510 cv con due turbocompressori, riprogettato sulla base di un'unità realizzata da Ferrari per Maserati. Il diesel più potente: 3 litri V6 (340 cv) prodotto da Vm. Sulla possibilità di riportare il marchio a far sognare gli automobilisti e convincere i clienti di Bmw, Mercedes e Audi a scegliere il cuore sportivo italiano, Marchionne ha scommesso forte: 5 miliardi, 400mila modelli prodotti nel 2018 (il piano del 2010, anche se è acqua passata, ne prevedeva mezzo miliane entro il 2014), tra cui altre sette novità. Il lancio dell'«anti-tedesca» promette di avere ricadute positive anche sull'occupazione. Il modello sarà prodotto nel rinnovato polo di Cassino, in Ciociaria, per essere nelle concessionarie all'inizio del 2016. Le ambizioni sono tante, tra cui quella di vendere, a regime, sul mercato americano, che sta conoscendo la supercar 4C, intorno alle 150mila vetture.
Il vernissage di oggi, a 105 anni dalla fondazione del marchio, avviene in un luogo dall'alto valore simbolico - il Museo di Arese - che riaprirà i battenti a fine giugno ed esporrà 250 modelli della casa del Biscione.
A questa struttura si affiancheranno, inoltre, un centro commerciale - con una concessionaria del marchio italiano che permetterà di acquistare tutti i modelli della futura gamma - e un circuito per effettuare specifici test. Cassino e Arese saranno i due simboli italiani di Alfa Romeo, anche se solo il primo sarà quello produttivo. Marchionne, su Arese, è stato più volte esplicito: non tornerà a essere un sito industriale.
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