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L'Austria alza il muro sul patto di stabilità

L'avviso dei "frugali" all'Italia:

L'Austria alza il muro sul patto di stabilità

Frugali sì, ma anche malpancisti. Quando di mezzo ci sono i debiti pubblici (altrui), appena al di là delle Alpi scatta l'ossimoro. L'Austria l'ha giusto ridimostrato ieri all'avvio delle discussioni dell'Eurogruppo sulla possibile ricalibrazione del Patto di stabilità, sospeso causa pandemia fino al 2023. Tanto per far capire che aria tira, il ministro delle Finanze, Gernot Bluemel, ha messo in chiaro che Vienna è «contraria» a «ulteriori eccezioni» nelle regole sui conti pubblici europei «per poter contrarre ulteriori debiti». Insomma, la dieta contabile che si è imposto il Paese del «Nulldefizit» rende indigeribile qualsiasi forma di flessibilità legata alla riduzione dell'indebitamento.

Anche se il messaggio austriaco non ha destinatari, il riferimento a Italia e Francia è inequivocabile. Con l'intento di non toccare l'inviolabile tabù della modifica dei Trattati, Roma e Parigi spingono infatti per una revisione delle modalità di applicazione delle norme soprattutto nella controversa parte introdotta con i regolamenti Six Pack e Two pack, con cui viene imposta il taglio del debito di un ventesimo all'anno rispetto alla parte eccedente il rapporto del 60% col Pil e criteri più stringenti rispetto alla norma del 3% sul disavanzo. «La regole del debito al 60% del Pil è obsoleta quando ci sono fino a cento punti di scarto tra un Paese e un altro: occorre una base di riferimento più realistica per gestire il debito aumentato», ha detto ieri il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire. Il punto di partenza può essere una golden rule che scorpori dal computo del debito gli investimenti.

«I problemi da affrontare sono chiari - ha spiegato il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni (in foto) - , c'è necessità di una mole enorme di investimenti per finanziare la grande trasformazione ecologica e digitale dell'economia e c'è anche la necessità di ridurre il debito in modo realistico e compatibile con le esigenze della crescita». L'irrigidimento austriaco, che è lo stesso degli altri «frugal seven» firmatari a settembre di un lettera contro le modifiche al Patto, sembra lasciare poco spazio al dialogo. I negoziati si annunciano complicati.

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