«Il mercato immobiliare è bloccato. Un tempo si acquistava un immobile per avere una rendita aggiuntiva in età matura da aggiungere alla pensione, ma ora le locazioni non rendono più e, quindi, tutto si è fermato». L'amara denuncia del presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, parte, ovviamente dalle risultanze statistiche. Come ha rilevato l'Agenzia del territorio nel 2012, le compravendite immobiliari sono crollate del 24,8%, scendendo sotto la soglia psicologica del milione di unità (993.339), mentre l'Istat ha evidenziato che i prezzi delle abitazioni sono scesi l'anno scorso del 2,7% (-4,7% per quelle esistenti).
Presidente Sforza Fogliani, in questa fase congiunturale chi investe nel mattone investe in perdita.
«È un momento di smodata pressione fiscale, scaricata sulla proprietà edilizia, l'unica chiamata a tamponare in modo pesante gli squilibri della finanza pubblica. Detto questo, credo che il mattone conservi sempre la sua funzione di risparmio remunerativo. Bisogna comunque sottolineare che questo blocco si è avuto in coincidenza dell'introduzione dell'Imu».
Anche il mercato delle locazioni sta soffrendo?
«Si, perché è venuta totalmente a mancare la redditività. Ciò fa sì che le compravendite siano effettuate pressoché esclusivamente da coloro che hanno necessità di un immobile per abitarvi. Il 60% dei guadagni lordi di un investimento immobiliare è prelevato dal fisco. Se a questo si aggiungono le spese, i fitti mancati e le assicurazioni si arriva a una redditività netta compresa tra il 2 e il 3%, ovviamente quando non occorrono lavori straordinari connessi al cambio di inquilino».
I 24 miliardi di gettito Imu hanno pesato per l'85% su seconde case e capannoni.
«Hanno gravato sugli affitti perché gli immobili in locazione sono considerati seconde case alla stregua di un immobile al mare o ai monti. Si dimentica che quelle case svolgono una funzione sociale, oltreché a garantire un tetto a chi ne ha necessità, consentono la mobilità a chi si muove sul territorio nazionale per lavoro».
Come si dovrebbe modificare l'Imu?
«Oltreché sulla prima casa, bisognerebbe intervenire sugli immobili affittati. Soprattutto su quelli a canone concordato, cioè affittati sulla base dei contratti stipulati tra Confedilizia e i sindacati degli inquilini e creati apposta per le categorie meno abbienti. È giusto garantire una minima redditività anche a chi investe e comunque svolge una funzione sociale».
Qual è il combinato disposto dell'attuale situazione?
«Può accadere che non si rinnovino i contratti di locazione. Lo stock di immobili in affitto diminuirà ulteriormente perché, se la locazione non rende, il proprietario è portato a tenere l'immobile vuoto. Se si deve vendere perché la tassazione esagerata costringe spesso i proprietari a dismettere, è necessario vendere l'immobile libero in quanto, se fosse occupato, si perderebbe un altro 30% del valore».
La Tares, la cui introduzione è stata rinviata a dicembre, non promette bene.
«Si tratta di un'altra patrimoniale perché la tassazione avviene sulla base dei metri quadri e non sulla base dei rifiuti prodotti. La maggiorazione di 0,3 euro a metro quadro (rispetto alla Tarsu-ndr) sarà in realtà di 0,40 euro perché i Comuni, che sono in dissesto, hanno la possibilità di introdurre un'addizionale. E spesso si dimentica il tributo provinciale ambientale, che è ormai dappertutto ai massimi del 5%, ed è un'altra imposta».
Da ex presidente di una banca (Banca di Piacenza-ndr), saprà bene che il taglio delle erogazioni di mutui incide negativamente.
«Oggi più che si mai si guarda alla capacità di rimborso più che alle garanzie. A parte che il mercato bloccato rende difficile la stima di un immobile, ma, se le cose non vanno bene, la banca si infila nella macchina infernale delle esecuzioni immobiliari che richiedono anche più di dieci anni».
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