
Lucia ha 17 anni e genitori separati. Suo padre vive in Francia e quando è andata a trovarlo lui non l’ha fatta più tornare a casa. «È meglio se stai con me». E via di avvocati, liti con la madre, minacce, denunce.
Noemi invece ha 15 anni, vive in una comunità per ragazzi soli. «Qui non posso parlare con nessuno - racconta - nemmeno con gli educatori, è tutto sporco, sto male. Sono scappata a casa del mio ragazzo di 19 anni, l’ho conosciuto su Instagram, ma dopo pochi giorni i suoi genitori sono tornati e me ne sono dovuta andare anche da lì».
RISUCCHIATI NEL NULLA
Quelle di Lucia e di Noemi sono due storie estremamente diverse ma entrambe rientrano nell’elenco dei casi di minori scomparsi. Alcuni scappati di casa dopo una lite con i genitori, altri portati via come la piccola Kata, altri contesi in cause infinite di divorzio. Molti volatilizzati nel nulla e mai più ritrovati. Spesso, va detto, nemmeno cercati. Dal 1974 si contano 4.700 ragazzini persi per sempre.
L’ultimo dossier di telefono Azzurro fa venire i brividi: i minorenni spariti nel 2024 sono 8.143. Di questi oltre 5.700 sono stranieri, per lo più maschi (88%). E anche i dati del 2025 sono allarmanti: 5.103 bambini scomparsi di cui 1.196 italiani e 3.107 stranieri.
LE CAUSE
Che storie si nascondono dietro questi numeri? «Sono sempre più numerosi, in Italia, anche i casi di scomparsa e di fuga da casa per situazioni familiari complesse o per condizionamenti sociali che agiscono in maniera sempre più negativa - spiega il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo - complice anche la spinta che strumenti e canali digitali invasivi danno influendo in maniera drammatica sulle personalità psicologicamente sempre più fragili di bambini e adolescenti». Ma il nodo su cui forze dell’ordine e associazioni stanno cercando di intervenire riguarda principalmente i ragazzini stranieri che arrivano in Italia soli. «Chi paga il loro viaggio? Perché li fanno venire in Italia?» si chiede Caffo. Si sta lavorando su come gestire le ricerche nel miglior modo possibile: è necessario che vi sia in tutta l’area Schengen una rete di intervento immediato e «che parli lo stesso linguaggio».
LE CASE DI COMUNITÀ
I minori stranieri - negli ultimi anni soprattutto egiziani e ragazzini sulla rotta balcanica - arrivano in Italia dopo mesi di viaggio tra violenze e privazioni. Sono «addestrati» per presentarsi presso questure e caserme dei carabinieri, per farsi prendere in carico dai servizi comunali del luogo. Poi molti escono dai radar e iniziano il loro percorso di vita, non sempre entro i binari della legalità. Il timore è proprio questo, cioè che l’esercito dei ragazzini perduti vada a ingrossare le file della malavita oppure, ancora peggio, finisca vittima dei traffici a sfondo sessuale.
Molti scappano dalle case d’accoglienza dopo pochi giorni, cominciano a lavorare in nero per spedire i soldi nel loro paese d’origine e finiscono per essere schiavizzati da caporali senza pietà. Il problema è che le comunità denunciano la loro scomparsa troppo tardi: un po’ perché confidano in un loro ritorno e un po’ per non perdere la quota giornaliera che ricevono per averli presi in carico.
«Non è accettabile che i minori vengano utilizzati da criminali spietati che li mettono in situazioni di disagio e pericolo. Se una comunità non è in grado di tenere e badare a un minore allora deve essere chiusa» è netto Telefono Azzurro.