I pensionati italiani scappano dall'Italia a caccia della loro personalissima Florida, che nel nostro caso si chiama Ibiza, Bulgaria, Repubblica Dominicana? Sono in cerca di Paesi dove si vive meglio e con meno soldi? Tagliano i legami con il Belpaese, rinunciano a clima e cibo per prendere la residenza dove si sta comunque bene ma si pagano meno tasse?
La soluzione è una bella riduzione dell'assegno Inps. Una taglio della pensione che li faccia sentire «a casa», nel senso di poveri, anche nella patria d'elezione. Il presidente dell'Inps Tito Boeri ha lanciato una delle idee che sanno molto di provocazione. Scientificamente fondate, politicamente impraticabili.
La premessa è, appunto, un boom dell'emigrazione dei pensionati. Vanno all'estero e si fanno pagare l'assegno lordo. E detta così sa molto di furbata. Ma è l'altro lato della globalizzazione. Gli stati competono tra loro e i cittadini si spostano dove il rapporto tra la qualità (i servizi) e il prezzo (le tasse) sono più favorevoli.
Dal 2003 al 2014, spiega un rapporto dell'Inps sulle pensioni all'estero, sono usciti dall'Italia 36.578 pensionati e nel 2014 si è registrato un boom con una crescita del 65% dell'emigrante con i capelli grigi. Sono sempre di più, compresi tanti ex dipendenti pubblici e militari. «La fuga dei pensionati - ha sottolineato Boeri - è un fenomeno che ci preoccupa perché erode la base imponibile, perché molti pensionati ottengono l'esenzione dalla tassazione diretta e non consumano in Italia con effetti sulla tassazione indiretta». Quindi non pagano l'Irpef e nemmeno l'Iva. O meglio, pagano quelle degli stati dove risiedono.
E dire che l'Italia sarebbe, per clima e bellezze naturali, una meta perfetta per i pensionati. Una Florida europea, per ex lavoratori del Nord, stanchi del freddo. E invece non è così. A conferma che qualcosa non vada per il verso giusto, anche il fatto che gli italiani che scappano non tornano. I rientri sono stati 24.857 dal 2003 al 2014.
Le cifre sono impressionanti. L'Inps eroga all'estero, ogni anno, circa 400mila trattamenti pensionistici, in oltre 150 Paesi, per una spesa complessiva che supera il miliardo di euro.
La prima soluzione di Boeri prende di mira, come altre sue ricette, il sistema contributivo. Cioè, smettere di pagare la parte di pensione non finanziata dai contributi (circa un 30% nel caso dei più anziani) a chi prende l'assegno all'estero. «L'Italia - ha spiegato - è uno dei pochi paesi a riconoscere la portabilità extra Ue della parte non contributiva delle pensioni. Paghiamo integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali a persone che pagano le tasse altrove, riducendo il costo dell'assistenza sociale in questi paesi. Mentre in Italia non abbiamo una rete di assistenza sociale di base. Perché non smettere di pagare prestazioni non contributive all'estero?». I soldi risparmiati potrebbero andare a finanziare «servizi per anziani», spiega Boeri. Che così vorrebbe anche attirare pensionati stranieri.
L'altra proposta riguarda i cittadini stranieri. Ci sono circa tre miliardi di contributi pagati da 200mila ex lavoratori non italiani, su un totale di 900mila, che non hanno diritto a prestazioni Inps.
«Perché non fare - ha detto Boeri - un fondo per investire su politiche dell'integrazione degli immigrati». Questa e le altre due proposte, ha precisato il presidente dell'Inps, non sono state ancora formulate al governo, ma saranno approfondite. Difficile che Matteo Renzi le assecondi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.