L'Italia dell'internet e della tv del futuro si avvia verso la rete unica in fibra ottica. Nel senso che Telecom e Open Fiber - ormai sembra certo - dovrebbero unire le forze, o meglio le reti, per creare una infrastruttura in comune. Inutile dunque procedere con due società che fanno in pratica la stessa cosa, come forse si poteva immaginare fin da subito.
Anche perchè gli scavi per interrare la rete in fibra costano parecchio e gli utenti, al momento, non fanno a gara per sottoscrivere l'abbonamento. Secondo le ultime rilevazioni, gli italiani raggiunti dalla fibra sono il 39% della popolazione, mentre quelli che possono usufruire di una rete con velocità a 30Mb (contro i 100 della fibra) sono il 46,7%. Con un numero di clienti che, secondo dati Agcom, è di 4,5 milioni, tutti interessati ovviamente al collegamento a banda ultrarga che permette di vedere e scaricare film, serie e giochi in tempi record.
Certo, la maggior parte della rete ultraveloce già realizzata si concentra nelle grandi città. Tra gli auspici c'è il fatto che forse il matrimonio (d'interesse) tra Telecom e Open fiber potrà accelerarne lo sviluppo. Del resto è certamente più semplice progredire, in luoghi remoti, se già ci sono punti infrastrutturali, anche se ancora legati alla vecchia e obsoleta rete in rame.
Tuttavia, pur di fronte a una svolta che pare epocale, dal punto di vista dell'utente questo matrimonio vuol dire poco. Nessun cliente guarda se la società titolare della rete in fibra è Open Fiber, dentro cui è confluita Metroweb (la rete in fibra di Milano) o Telecom. Infatti tutti i gestori di tlc potranno connettersi alla rete unica e abbonare i loro clienti. Dal loro punto di vista, ossia dei gestori, però la vicenda cambia.
Per Vodafone o Wind sarebbe infatti molto meglio se le reti in fibra fossero due e concorrenti, al fine di spuntare il prezzo più basso per l'interconnessione. E in vece non sarà così.
Quanto all'operazione che porterà alla rete unica, non si conoscono ancora i dettagli. Né regolamentari, né societari. Si sa solo che della partita fanno parte tutti gli azionisti di Open Fiber, ossia Enel e Cdp. Ma non chi resterà e con quale peso. Uno degli scogli da superare è il valore che Enel assegna a Open Fiber. La società elettrica era arrivata a valutarla sette miliardi mentre per Telecom non si va oltre i 2,5-2,8 miliardi. Un'ipotesi che era già allo studio prevedeva l'acquisto carta contro carta da parte di Telecom del 50% detenuto da Cdp in Open Fiber, e la fusione tra quest'ultima e Flash Fiber (80% Telecom e 20% Fastweb), con Telecom che avrebbe il controllo dei due terzi della nuova società della rete in fibra. Enel potrebbe a quel punto monetizzare la sua quota, magari vendendo a un fondo, oppure restare.
Sullo sfondo ci sono ovviamente immancabili quesiti Antitrust che però l'ad di Telecom, Luigi Gubitosi, ha detto di poter risolvere. Di sicuro in Borsa la prospettiva dell'accordo ha portato bene: il titolo Tim, in affanno da tempo, nell'ultima settimana è cresciuto del 9 per cento.
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