Francoforte Al Salone di Francoforte, che oggi viene inaugurato dalla cancelliera Angela Merkel, prende forza il dibattito politico sull'auto. L'Acea, che raggruppa tutti i costruttori europei di veicoli, ha proposto un ulteriore taglio del 20%, al 2030, delle emissioni di CO2 rispetto agli obiettivi fissati (95 grammi/km) per il 2021. In pratica, la lobby dell'auto punta a giocare in anticipo sulle proposte che la Commissione Ue svelerà a fine anno sugli obiettivi green per dopo 2021.
A parlare a nome dell'Acea è stato il presidente, Dieter Zetsche, numero uno di Daimler-Mercedes. «La riduzione del 20% è consistente e in linea con quanto previsto da altre industrie del settore - ha spiegato - e il nostro obiettivo è condizionato alla reale domanda di auto elettriche da parte del mercato e dalla reale disponibilità delle infrastrutture di ricarica», cruciali per raggiungere una sensibile riduzione delle emissioni. In concreto, questo significa che il target del 20% potrà essere rivisto al ribasso o al rialzo sulla base di una verifica da effettuarsi al 2025.
La proposta dell'Acea si basa su dati tangibili: tra gennaio e giugno dell'anno in corso, le vetture elettriche rappresentano solo l'1,2% delle nuove immatricolazioni nel Vecchio continente. E qui Zetsche, a nome delle Case associate, spezza una lancia in favore dei motori diesel, messi in croce a partire dallo scandalo delle emissioni truccate scatenato dal Gruppo Volkswagen. «Il diesel continuerà a giocare un ruolo importante nel passaggio graduale alle vetture con basse emissioni - ha ricordato Zetsche - e l'ultima generazione di questi motori è molto importante per raggiungere gli obiettivi sul clima nel breve. La tecnologia applicata, infatti, consente di registrare emissioni di CO2 in calo del 15-20% rispetto agli equivalenti modelli a benzina».
L'Acea, dunque, è pronta a collaborare con Bruxelles. Ma allo stesso tempo ritiene urgente la formulazione di una cornice di norme più legate alla realtà dei fatti. Il nuovo regolamento sulle emissioni, che prevede i test su strada per i veicoli da omologare, «può contare - rimarca l'associazione - su motori diesel con emissioni in generale molto più basse anche in relazione alle nuove prove ora in vigore».
Il messaggio dei costruttori all'Ue è chiaro: attenzione a giocare con il fuoco, in quanto l'industria europea dell'auto dà da mangiare a 12,6 milioni di persone, cioè di famiglie, il 5,7% del dato complessivo. Ecco perché la Commissione Ue è chiamata a ponderare le soluzioni più efficienti a livello di costi e a esaminare le implicazioni sociali del passaggio ai veicolo a basse o a zero emissioni.
Intanto c'è chi, come Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, mostra una disinformazione sul tema: «L'industria dell'auto - ha sbottato - corregga il tiro. E invece di cercare scappatoie, dovrebbe investire nelle auto pulite del futuro».
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