L'occupazione è aumentata ma la manovra sarà da choc

Dati sul lavoro di nuovo positivi: +1.3% nel 2017. Però l'Ue vuole rigore: "Serve uno sforzo di bilancio serio"

L'occupazione è aumentata ma la manovra sarà da choc

Più occupati, ma solo perché gli ultra 50enni sono costretti a restare al lavoro. Disoccupazione in crescita, effetto collaterale del fatto che più persone cercano attivamente un lavoro. Per l'Italia è l'era dei dati fraintesi e usati strumentalmente. Ieri l'Istat ha dato conto di un aumento del tasso di occupazione di tutto rispetto. Il numero di occupati ha superato quota 23 milioni, record dal 2008. Cioè prima che la crisi si facesse sentire sul mercato del lavoro.
Su base annua gli occupati sono cresciuti dell'1,3% pari a 294 mila unità. Aumentano sia i lavoratori dipendenti sia gli autonomi. Sale tuttavia all'11,3% il tasso di disoccupazione, che rimane stabile tra i giovani (35,5%).
La crescita in questo caso è dovuta esclusivamente al fatto che è diminuito il numero degli inattivi, (meno 322 mila in un anno) cioè di chi non cerca lavoro e per questo, secondo le regole europee, non può essere conteggiato come disoccupato.
La crescita dell'occupazione è il dato più importante. Ma è solo «l'effetto Fornero», la pensione «si allontana» tanto che «il 51% dei nuovi occupati dal 2013 ad oggi è over 50», spiega Adapt l'associazione fondata dal giuslavorista Marco Biagi. Ma non è nemmeno il momento d'oro per i lavoratori dai capelli grigi. «Chi perde lavoro dopo i 50 anni fatica a ritrovarlo», spiegano ancora gli analisti Adapt.
Insomma, uno scenario complesso che suggerirebbe prudenza. Soprattutto tra chi ha avuto responsabilità di governo. Ad esempio, aggiunge Adapt, c'è un «aumento costante degli occupati a termine (+11,7% nell'ultimo anno)», dato critico se si tiene conto della decontribuzione varata dal precedente governo.
L'ex premier Matteo Renzi ha comunque twittato il suo entusiasmo: «918mila posti lavoro da febbraio 2014 (inizio mille giorni) a oggi. Il milione di posti di lavoro lo fa il JobAct, adesso avanti». Ancora più netto il ministro degli Esteri Angelino Alfano: «Il milione di posti di lavoro, noi lo abbiamo fatto. Cancellazione della tassa sulla casa, noi lo abbiamo fatto. Abolizione dell'articolo 18, noi lo abbiamo fatto. Siamo all'inizio del cammino di una ripresa graduale, ma concreta».
Pollice verso dai sindacati. «Non festeggiamo», ha detto la segretaria della Cgil Susanna Camusso. «Disoccupazione di giovani e donne sempre grave», è il commento della leader della Cisl, Annamaria Furlan.
Soddisfatto anche il premier Gentiloni. Ma al di là della facciata, i dati di ieri mettono in discussione il taglio dei contributi deciso dal precedente governo e quindi ipotecano anche la versione che il nuovo governo si appresta a varare. Le politiche «del governo Renzi-Gentiloni sono un grande spreco di denaro pubblico che rischia di minare anche la prossima legge di bilancio», ha denunciato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta.
L'ottimismo della maggioranza di centrosinistra già sta mostrando la corda. A Bruxelles, ad esempio, non lo condividono.

Diversi governi della zona euro si aspettano «uno sforzo di bilancio serio» da parte del governo italiano per il 2018, ha spiegato ieri una fonte Ue all'agenzia stampa Agi. Difficile, insomma, conciliare il rigore dei conti, con politiche di spesa come la decontribuzione per i neoassunti. Che poi, dati alla mano, non funzionano.

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