Economia

L'ultima balla di Tridico: "Rdc? Ecco perché non si lavora..."

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, attacca una fetta di popolazione che non avrebbe più cercato lavoro grazie al reddito di cittadinanza. "Erano ai margini della società"

L'ultima balla di Tridico: "Reddito di cittadinanza? Ecco perché la gente sta a casa..."

Il Paese prova a rialzarsi dalla pandemia e sembra farlo nel migliore dei modi: le ultime stime del secondo trimestre 2021 indicano un aumento del 2,7% rispetto al trimestre precedente. Per qualcuno, però, ci sarebbero molti "furbetti" del reddito di cittadinanza che proprio non ne vogliono sapere di cercare lavoro ma starebbero a casa per i sussidi erogati ai lavoratori stagionali che operano nel turismo. È Pasquale Tridico, presidente dell'Inps, che attacca una parte della popolazione che si "culla" con i sussidi dello Stato.

"Alcuni non hanno mai lavorato..."

"Il reddito di cittadinanza è un trattamento minimo, che diamo ai lavoratori che non raggiungono una certa soglia di reddito, ma anche a disabili, pensionati, ragazzi sotto i 18 anni. Per i due terzi sono persone che per definizione non possono lavorare. Per il restante terzo, una parte riceve un'integrazione al reddito di lavoro, altri non risultano nei nostri archivi e quindi non hanno mai lavorato: erano ai margini della società", afferma Tridico. Insomma, per il numero uno dell'Inps, una parte degli italiani senza lavoro non l'avrebbero mai cercato vivendo grazie ai sussidi dello Stato. E lo ribadisce quando parla di esercenti e albergatori che si lamentano di non trovare mano d'opera: ecco perché, a suo dire, non avrebbero voluto cercare lavoro. "Ai lavoratori stagionali, con le varie tranches, sono stati dati in tutto 8.600 euro di bonus a condizione di essere disoccupati. Semmai è stato questo sussidio che può aver scoraggiato il lavoro", afferma al Messaggero. Dunque secondo il presidente dell'Istituto di previdenza sociale le difficoltà nel reperire forza lavoro non sarebbero da attribuire al reddito 5s, ma ai sussidi che sono stati erogati per diverse categorie di lavoratori rimasti senza occupezione.

Chi usufruisce della Naspi

La Naspi, Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego, è una indennità mensile di disoccupazione, istituita dall'articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 – che sostituisce le precedenti prestazioni di disoccupazione ASpI e MiniASpI – in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati a decorrere dal 1° maggio 2015. E Tridico incalza. "Se il reddito ha un problema, riguarda i centri per l'impiego e non il reddito stesso. Bisognerebbe concentrarsi su quelli e sui meccanismi che già esistono all'interno dello strumento, come la formazione e l'inclusione sociale, i Puc gestiti dai Comuni che andrebbero rafforzati. Noi oggi abbiamo quasi due milioni di beneficiari di Naspi, che dovrebbero essere il primo bacino in cui un datore di lavoro cerca". Il presidente dell'Inps, poi, afferma che ciò che manca in Italia è il salario minimo: un importo tra 8 e 9 euro lordi l'ora, in linea con le indicazioni della commissione europea, includerebbe tra il 15 e il 26% dei lavoratori. "Si sposterebbero 4-5 miliardi di euro sul salario aumentando anche il gettito fiscale per lo Stato".

L'idea che non piace a nessuno

Tridico sottolinea come, nei Paesi in cui è stato introdotto o incrementato negli anni recenti, c'è stato un aumento di produttività con un effetto neutro sull'occupazione. "Per le imprese si può pensare ad una contropartita: abbiamo alcune aliquote contributive minori, sulla Naspi o sull'assegno al nucleo familiare (destinato tra l'altro ad essere riassorbito in quello universale) che valgono 3-4 miliardi". La sua idea è di fiscalizzare e ridurre i costi per compensare le imprese ma i sindacati non ci stanno. "Ai sindacati dico che la contrattazione ha svolto una funzione importante, ma oggi molti lavoratori ne restano fuori, proprio nei settori in cui i salari sono molto bassi.

Quindi il salario minimo non è un'alternativa alla contrattazione, come dimostra il modello tedesco", conclude.

Commenti