Manca l’anidride carbonica: cosa succede agli operai della Sanpellegrino

Da due giorni di stop produttivo a sei mesi di solidarietà. La crisi dell’anidride carbonica comincia a essere un problema serio che non tocca solo le bibite gassate

Manca l’anidride carbonica: cosa succede agli operai della Sanpellegrino

Il 15 settembre Sanpellegrino ha annunciato due giorni di fermo produttivo a causa della mancanza di anidride carbonica e ora la situazione si fa più seria. La scarsità di materie prime, che si estende anche ai container per l’esportazione, sta diventando più grave e l’azienda, attiva da 90 anni nel settore delle bibite, ha deciso di ricorrere alla solidarietà.

Da due giorni a sei mesi

Per 306 dei 500 dipendenti dello stabilimento di Ruspino (provincia di Bergamo) scatta una riduzione pesante degli orari di lavoro. I sindacati hanno firmato un contratto di solidarietà per un periodo di sei mesi, contando però sul fatto che l’azienda integrerà gli assegni erogati dall’Inps per fare in modo che gli operai raggiungano il 90% delle rispettive paghe.

Le forze sindacali coinvolte, su tutte le sigle Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil si dicono soddisfatte poiché la riduzione dell’orario di lavoro degli operai ha scongiurato un ridimensionamento dei dipendenti sui cui Sanpellegrino stava riflettendo.

Il contratto di solidarietà

È stato introdotto dalla Legge 863/1984 come misura di integrazione salariale a fronte di una diminuzione delle ore di lavoro senza con ciò perdere una quota di salario pari al minore lavoro svolto. Una misura che viene concordata tra aziende e sindacati e, secondo le norme attuali, può essere principalmente intesa in due modi. I contratti di solidarietà difensivi tendono a fare sì che i lavoratori mantengano i rispettivi impieghi cedendo parte delle ore lavorate e, a questi, si aggiungono i contratti di solidarietà espansivi, finalizzati alla riduzione degli orari di lavoro dei dipendenti di un’azienda per favorire l’entrata di nuove assunzioni.

Nel caso specifico di Sanpellegrino si tratta di un contratto di solidarietà difensivo e, per onore di verità, la modalità espansiva è stata raramente sfruttata in Italia.

L’anidride carbonica

Non è destinata soltanto al mercato alimentare. Ne fanno ampio uso l’industria medicale e quella della sicurezza antincendio, per citare due ambiti di particolare importanza. Al momento esistono diversi impianti in grado di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera, ne esiste anche uno a Ravenna ma l’estrazione e lo stoccaggio della CO2 non è immune da problemi e critiche.

Da una parte il costo ancora elevato e dall’altra parte il grande dispendio energetico degli impianti non danno certezze sulla loro reale efficacia.

Gli ambientalisti fanno molta pressione affinché si trovino altre soluzioni e, anche in ambienti lontani da quelli verdi, la tecnologia in uso non convince completamente, tant’è che i fallimenti non sono rari. Nel 2020 è stato chiuso lo stabilimento Petra Nova in Texas, costato più di un miliardo di dollari.

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