Mani francesi su Telecom Italia

Blitz di Niel (Iliad) che si porta all'11,2%. Il titolo vola in Borsa (+8,7%), ma Vivendì (20%) nega il «concerto»

Xavier Niel, il re delle tlc francesi a basso prezzo, entra di prepotenza tra gli azionisti di Telecom Italia con l'11,2% tramite un'opzione del 6,1% e derivati per il 5,1% per un controvalore di circa 1,7 miliardi. Insomma Telecom, che ha già Vivendi al 20% del capitale, è sempre più transalpina. La coppia francese insieme dispone già del 30%, una quota che assicura il controllo e che comunque scatena le attenzioni della Consob che ha già acceso il classico faro per vedere quali sono i rapporti tra i due azionisti. Contro l'operazione si leva anche la voce di Asati, che in una lettera aperta al governo e al management della società già parla di «addio alla public company» e di «silenzio assordante» della politica di fronte alla «scalata» della quarta società del Paese da parte dei transalpini. Molto più morbida la linea dell'ad di Telecom, Marco Patuano, secondo il quale questo interesse dimostra che la strategia del gruppo è giusta. «Il fatto che sia arrivato un investimento da parte di esperti del mondo delle telecomunicazioni - ha detto Patuano - significa che la nostra strategia crea valore. Mi rendo conto che è troppo facile dire che tutti gli azionisti sono i benvenuti, ma in questo caso si tratta di azionisti esperti del settore che così confermano che stiamo facendo bene».

Patuano ha commentato l'ipotesi che Neil sia legato a Vivendi spiegando: «Personalmente non credo. Al di là che andare oltre il 30% del capitale comporta ripercussioni giuridiche. Per quanto ne so, non ci sono particolari strategie comuni». Il top manager ha anche specificato di non aver mai incontrato Neil e di non avere saputo in anticipo dell'investimento dell'imprenditore nel capitale di Telecom.

Insomma, nessuno sa niente, neanche Vivendi che ieri ha voluto sottolineare che non c'è «nessuna azione di concerto con Xavier Niel». Lo spiega da Parigi l'entourage del patron di Vivendi, Vincent Bolloré. Le smentite però non bastano a fermare la speculazione in Borsa. Ieri il titolo Telecom è schizzato al rialzo fino all'11% per poi chiudere con un più 8,7%. Un ottimo rialzo, con gli operatori che scommettono su qualche cambiamento epocale in corso. In effetti, tra le ipotesi c'è quella di una fusione con Telefonica che vedrebbe Vivendi diventare il primo socio della nuova società. In questo modo Vivendi, che in Francia controlla Canal Plus, si ritroverebbe in mano un campione europeo delle tlc con interessi non solo in Italia e Spagna ma anche in Germania per distribuire i suoi canali in pay per view. In quest'ottica potrebbe avere senso il consolidamento in Brasile tra Oi e Tim Brasil spinto da LetterOne, il fondo controllato dal miliardario russo Mikhail Fridman, lo stesso che in Italia ha investito in Wind (tramite Vimpelcom) che è vicina alla fusione con «3». Ma, nonostante l'investimento di LetterOne in Oi per 4 miliardi di dollari sia subordinato alla fusione con Tim Brasil, anche in questo l'ad di Telecom Patuano ribadisce di non saperne nulla.

«La proposta è condizionata alla fusione con Tim Brasil - ha detto - ma al momento nessuno ci ha interpellato». Il manager ha definito «impensabile» un processo di consolidamento del comparto delle tlc, fino a quando non sarà attualizzata la normativa.

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