Economia

Manovra, Saccomanni avverte la maggioranza: "Il sentiero è stretto"

"Non ci sono soluzioni semplici per reperire ulteriori risorse per concedere sgravi fiscali più ampi", ha detto il ministro in un'audizione al Senato

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni col viceministro Stefano Fassina
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni col viceministro Stefano Fassina

Un Paese fermo, praticamente immobile. Ora c'è bisogno di uno scossone forte per ridare slancio alle imprese e ridare fiato all'economia, prima che sia troppo tardi. "La crescita di un paese che ristagna da 20 anni - ha sottolineato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, nel corso dell’audizione sulla legge di stabilità di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senatori - chiede interventi anche radicali. La competitività non richiede più spesa pubblica, richiede maggiore efficienza e regole più semplici". La ricetta apparentemente è semplice: più semplicità (nelle regole) e più efficienza nella burocrazia. Non occorre che lo Stato aumenti la spesa (già enorme).

I conti per il prossimo triennio

"Le risorse reperite nel triennio (2014-2016) - prosegue il ministro - individuate in modo tale da minimizzare l’impatto negativo sull’economia, sono pari a 40,7 miliardi (9,7 nel 20014, 12,8 nel 2015 e 18,3 nel 2016). Un quarto del totale (3 miliardi nel 2015 e 7 miliardi nel 2016) dovrà derivate dal processo di revisione della spesa. A regime, dal 2017 tale processo può determinare risparmi pari ad almeno 10 miliardi. Eventuali inferiori risparmi di spesa verrebbero compensati da variazioni di aliquote d’imposta e dalla riduzione di agevolazioni e detrazioni fiscali; per cautela tali risorse sono state contabilizzate tra le maggiori entrate". Ma ci possono essere anche entrate straordinarie, fa sapere il ministro: "Come quelle connesse con la rivalutazione dell’attivo della Banca d’Italia, il rientro dei capitali all’estero, nonchè dei proventi dell’attività di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale".

Necessario rivedere la spesa

"Sarà cruciale il processo sistematico di revisione della spesa - puntualizza Saccomanni - che rappresenta il terzo pilastro dell’azione di governo. La legge di stabilità incide al margine su entrate e spese pubbliche, dobbiamo concentrare l’attenzione anche sul complesso delle spese primarie e delle entrate pubbliche. Una valutazione equilibrata dell’entità degli interventi adottati con la legge di Stabilità - sottolinea Saccomanni - non può prescindere dalla consapevolezza del contesto macroeconomico che eredita anni di contrazione. Abbiamo, secondo il ministro un sentiero stretto: dobbiamo utilizzare le risorse disponibili per dare il massimo supporto all’economia". E sarà necessario anche proseguiore nella riduzione dello spread: "Si ipotizza una graduale riduzione del differenziale di rendimento sui titoli di Stato decennali rispetto a quelli tedeschi: a 200 punti base nel 2014 e a 100 nel 2017, un livello comunque più elevato di quelli prevalenti prima della crisi". "È essenziale ma non sufficiente - prosegue il responsabile dell'Economia - che il deficit resti entro la soglia del 3%. Il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio: il peso del debito deve ridursi". Il ministro fa poi sapere che "le risorse che si renderanno via via disponibili saranno destinate a riduzione della pressione e del cuneo fiscale".

Le stime sul Pil

Il Prodotto interno lordo nel 2013 su base annua segnerà una contrazione dell’1,8%, nel 2014 invece è confermata la ripresa. "Per il 2014 - dice il ministro - si confermano le prospettive di ripresa dell’attività economica: tenuto anche conto del lieve impatto espansivo della legge di Stabilità, la variazione annuale del prodotto è valutata all’1,1%. La crescita del Pil si porterà su livelli ancora superiori a partire dal 2015, prefigurando una graduale chiusura dell’output gap; raggiungerà circa il 2% nel 2017". L’Italia ha perso 8 punti percentuali di Pil nel corso della crisi economica. Ma gli indicatori congiunturali, dice il ministro, sagnalano che l’attività economica "si è finalmente stabilizzata, avviandosi verso una graduale ripresa".

Da più parti si sente ripetere che per rilanciare l'economia è necessario abbassare le tasse. Qual è la linea del governo? "Nella strategia dell’Esecutivo - spiega Saccomanni - l’opera di revisione della spesa è la condizione essenziale per poter allentare l’elevata pressione fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese. Dal processo di revisione della spesa ci si attendono inoltre i risparmi (3 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 nel 2017) necessari per assicurare il raggiungimento degli obiettivi programmatici per l’indebitamento senza interventi sulle entrate".

Saccomanni fa riferimento anche alla tassa sulla casa e i servizi: "Il gettito della Tasi ad aliquota standard (1 per mille) di circa 3,7 miliardi è inferiore al gettito di circa 4,7 mld ad aliquota standard dell’Imu sulla casa principale e della
Tares sui servizi indivisibili"
. Il minor gettito, spiega il ministro, è compensato da trasferimenti dallo Stato.

Saccomanni-Letta: diversità di vedute sulla limitazioni dei contanti

"Certamente misure che rafforzano la tracciabilità dei pagamenti sono importanti e le terremo in considerazione: è necessario prevedere in questo campo una riduzione del ruolo del contante nei pagamenti perché la tracciabilità si ottiene solo attraverso l’utilizzo di canali rilevabili", sottolinea il ministro dell’Economia. "Questo - ha aggiunto - è un punto su cui l’Italia resta ancora indietro e certamente un punto su cui vogliamo intervenire. Vorremmo anche fare sì che la lotta all’evasione sia quantificabile ex ante e possa essere determinato questo tax gap". A stretto giro di posta il vicepremier Angelino Alfano replica con un tweet: "Il collega Saccomanni ritiene di intervenire per ridurre l’uso del contante. Noi la pensiamo all’opposto di lui". Per Alfano "occorre aumentare l’uso del contante e contrastare l’evasione consentendo di conservare scontrini e fatture e scaricare tutte le tasse.

In America funziona e funzionerebbe anche qui".

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