Marchionne spiazza i rivali: «Dialogo con Google o Apple»

L'ad paragona il settore auto a un drogato del capitale. E dà la scossa: «Per il taglio dei costi serve il consolidamento». Inizio 2015 in utile, Ipo Ferrari nel terzo trimestre

Le carte che Sergio Marchionne potrebbe giocare, nel caso l'appello per un taglio dei costi nell'industria dell'auto fosse respinto dal settore, sono due: Google e Apple. La provocazione dell'ad di Fca è forte. Il gruppo, che segue con grande interesse lo sviluppo dell'auto a guida autonoma, non si farebbe problemi a cercare un dialogo con i due big americani che si preparano a irrompere, a modo loro, nello scenario delle quattro ruote. Google e Apple, infatti, cambiano e innovano «alla velocità della luce», mentre il comparto delle quattro ruote ha il passo della tartaruga. Era in vena di provocazioni l'ad di Fca, che ieri in Brasile, nelle vicinanze del nuovo impianto di Goiana, ha prima partecipato al cda sui conti del primo trimestre e, quindi, presentato agli analisti lo studio «Confessioni di un drogato del capitale», dove il «drogato del capitale» è l'industria dell'auto che, secondo Marchionne, deve puntare a un processo di integrazione tecnologica e produttiva per eliminare sovrapposizioni e ridurre la distruzione di capitale, molto più elevata in questo settore industriale che in altri.

Marchionne ha anche rilevato che le joint venture possono aiutare a ridurre i costi, ma solo le fusioni possono diminuirli in modo importante, e ha aggiunto che sono le sinergie, e non le chiusure di impianti o tagli dei posti di lavoro, che generano risparmi. Nessun accenno al possibile terzo socio del gruppo dopo il « no, thanks » di Mary Barra, numero di Gm, ma la presa d'atto che solo Fca «avrebbe vantaggi per 2,5-4,5 miliardi di euro l'anno se si unisse con un altro grande costruttore».

Nel giorno del bilancio, la reazione del mercato non è stata però positiva. A Milano il titolo Fca ha perso il 4,6%, maglia nera del listino, nonostante tra gennaio e marzo il gruppo sia tornato a macinare utili: risultato netto di 92 milioni dopo il rosso di 173 del 2014 su ricavi migliorati del 19% a 26,4 miliardi.

Di contro, il debito è salito di 900 milioni portandosi a 8,6 miliardi: hanno pesato gli investimenti (2,1 miliardi). In cassa resta comunque una liquidità forte: 25,2 miliardi. E nonostante il presidente John Elkann e lo stesso Marchionne abbiano confermato gli obiettivi per il 2015, agli investitori non è piaciuto che l'Ipo del 10% di Ferrari avverrà solo nel terzo trimestre dell'anno in corso e lo scorporo della quota restante tra gennaio e marzo del 2016. A proposito di Ferrari, nonostante il calo del 6% delle vendite nel trimestre, è stato confermato il volume di produzione del 2014.

Il Cavallino, che Marchionne ha preso in mano a metà dello scorso ottobre, «ha aumentato i ricavi e ha accresciuto l'ebit a 100 milioni di euro». Maserati, invece, dopo gli ultimi exploit, ha rallentato la corsa soprattutto a causa del rallentamento in Cina e delle minori consegne della berlina Quattroporte.

Notizie positive arrivano dalle attività europee del gruppo guidate da Alfredo Altavilla: l'ebit della regione Emea (Europa, Africa, Medio Oriente) si attesta a 25 milioni contro

il rosso di 72 milioni del 2014. Il segno «più» nei conti Emea appare per il secondo trimestre consecutivo.

L'attesa è ora per il nuovo corso di Alfa Romeo che inizierà con il lancio della nuova gamma il 24 giugno ad Arese.

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