Banca Mediolanum brinda al balzo del margine operativo, che nel 2018 è salito del 33% (sul 2017) a quota 288 milioni grazie al positivo contributo del business ricorrente: le commissioni di gestione sono cresciute del 2% grazie alla positiva raccolta in risparmio gestito che ha compensato il deprezzamento delle masse dovuto al calo dei mercati. Il margine da interessi ha superato dell'8% il livello dello scorso anno, in virtù dell'attenta gestione del costo della raccolta e della forte crescita degli impieghi complessivi. La raccolta netta è stata positiva per 4,1 miliardi, quella del risparmio gestito per 3 miliardi. «Nel 2019 puntiamo a fare meglio», ha assicurato l'ad Massimo Doris. In Borsa il titolo festeggia: ieri ha guadagnato il 3,77% a 5,50 euro.
Nel 2018 l'utile netto è stato di 256 milioni circa, in calo rispetto all'utile del 2017 (circa 380 milioni), «ma in teoria sarebbe stato superiore senza la posta straordinaria legata alle controversie fiscali e a quelle del fondo di garanzia per la vicenda Carige. E questo nonostante il calo delle performance fee e del fair value, legati all'andamento dei mercati», ha aggiunto Doris. Sottolineando anche che «vantare un utile prima imposte, al netto delle poste straordinarie, superiore a quello del 2017, dimostra la nostra strategia, soprattutto perché realizzato in un anno così complesso». Nel frattempo, sulla raccolta di gennaio si vede l'effetto dello stop della vendita dei Pir, comunicato il 15 gennaio alla rete dei suoi oltre 4mila consulenti finanziari. L'intero settore va con il contagocce nell'attesa dei decreti attuativi dell'ultima legge di Bilancio che ha previsto una serie di novità, come il presupposto che il 3,5% della raccolta sia investita sulle aziende quotate all'Aim e un ulteriore 3,5% in fondi di venture capital. «Mediolanum ha raccolto nel mese di gennaio solamente 29 milioni come fondi Pir, contro i 100 del gennaio 2018», ha detto Doris. Si tratta di clienti che hanno versato liquidità nei fondi Pir già sottoscritti. È invece impossibile aprire nuovi fondi. «È tutto bloccato con i nuovi contratti perché per adesso non possiamo adeguarci alle indicazioni di legge con il vecchio fondo Pir già esistente, nè possiamo creare un fondo nuovo, non conoscendo i dettagli, anche se la legge di Bilancio è abbastanza chiara», ha spiegato Doris.
Comunque un maggior flusso di liquidità verso pmi non quotate potrebbe favorire l'attività di banca d'affari messa in piedi di recente dal gruppo Mediolanum. «Ad oggi abbiamo in corso 12 contratti consulenza che variano da chi vuole vendere l'azienda, a chi vuol quotarsi o emettere un bond», ha ricordato l'ad.CC
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