Basterà il Fondo Atlante a risolvere i problemi del sistema bancario italiano? Come dovranno orientarsi i risparmiatori? Quale approccio dovranno avere nella scelta dell'istituto a cui affidare i risparmi e con cui gestire i debiti? L'operazione che ha portato alla nascita del cosiddetto «fondo salva-banche» parte sulla scorta dell'instabilità di alcuni istituti di casa nostra, instabilità diventata tanto pericolosa da generare fibrillazioni violente sui mercati finanziari e crepe nei rapporti di fiducia con la clientela. C'è però un rovescio positivo della medaglia: se a salvare le banche in difficoltà intervengono le altre banche italiane, vuol dire che queste sono sane e meritevoli di fiducia, a meno che non gli si chiedano sforzi eccessivi tali da indebolirle. I parametri di solidità imposti dalle autorità europee sono sempre più stringenti e non tengono conto del momento storico particolarmente avverso. Senza tirare in ballo il refrain dei crediti deteriorati, sono altri, nel lungo periodo, i problemi di cui preoccuparsi. I tassi sempre più in discesa stanno azzerando gli utili: le banche vivono della compravendita di denaro, ora che i margini si sono ridotti all'osso dove troveranno alternative fonti di reddito? Forse dall'aumento delle commissioni? Anche questo dovranno saper misurare i risparmiatori. Ma utili sempre più ridotti si traducono in ridotti valori patrimoniali e in minor qualità degli indici di solidità. Il forte sviluppo tecnologico impone poi alle banche di rivedere il proprio modello, chiede loro sia di mantenere le attuali strutture fatte di filiali improduttive sia di investire somme ingenti.
Chi ha le risorse per sostenere entrambe le strade? È per questo che ciascuno dovrà saper valutare, di anno in anno, la qualità della banca scelta sia per servizi che per solidità. Di questo si parlerà domenica prossima nel corso della trasmissione Mercati Che Fare in onda alle 14.00 su TgCom24.leopoldo.gasbarro@me.com
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