Il mercato rispolvera l'opzione nozze per Fca

Russo (Assiteca): «Da Marchionne sempre sorprese». Le sfide debito e Marelli

Il mercato rispolvera l'opzione nozze per Fca

Oggi il mercato conoscerà i conti del primo trimestre 2017 di Fca. Al di là dei dati e della «debolezza» del periodo, anticipata dall'ad Sergio Marchionne all'assemblea, a interessare saranno soprattutto il tema debito (come riuscirà il top manager ad azzerarlo nei trimestri che mancano alla fine del 2018), quello di Magneti Marelli e la nuova strategia sulle alleanze (niente big deal). Roberto Russo, ad di Assiteca Sim, sul debito non ha dubbi: «Fca, nell'esercizio 2016, ha generato 1,8 miliardi di cassa al netto di investimenti industriali per 8,8 miliardi; pertanto, la riduzione di ben 2 miliardi dell'indebitamento industriale netto realizzata, è ascrivibile per la quasi totalità alla generazione di cassa di cui è stato protagonista il Lingotto. Il piano industriale - precisa Russo - prevede negli esercizi 2017 e 2018 un utile netto rispettivamente pari a 3 e a 5 miliardi, contro i 2,5 miliardi realizzati nel 2016. Bastano queste cifre, unitamente all'affidabilità di Marchionne nel rispettare i target reddituali e patrimoniali prefissati negli ultimi dieci anni, per comprendere come l'obiettivo di azzerare il debito netto e di raggiungere una posizione finanziaria positiva nel prossimo biennio sia del tutto plausibile».

Sull'ipotesi che parte del debito venga scaricata su Magneti Marelli, come accaduto per Cnh e Ferrari, risponde invece un analista: «È assolutamente plausibile - sostiene -: Marelli è un business maturo e con una buona leadership (Pietro Gorlier). Ha un ebitda di circa 800 milioni e, quindi, potrebbe sostenere agevolmente un debito pari a 2/2,5 lo stesso ebitda, quindi tra 1,6 e 2 miliardi». E Russo: «Fca ha due strade, tra loro diverse ma non alternative, per raggiungere l'azzeramento del debito industriale netto entro il 2018: la generazione di cassa originata dalla propria attività caratteristica, alla quale potrebbe abbinarsi un'operazione straordinaria, come a esempio la cessione di Marelli, la quale favorirebbe il raggiungimento del suddetto obiettivo in tempi più brevi, senza che si renda necessario trasferire parte del debito alla società controllata».

Centrale resta comunque l'argomento alleanze, soprattutto dopo il dietrofront sul big deal palesato in simbiosi da Marchionne e il presidente John Elkann. Russo, però, non è proprio convinto: «Come ben sanno gli azionisti di lungo termine, con Marchionne le sorprese sono sempre dietro l'angolo; pertanto, resto dell'idea che, entro il 2018, il big deal si farà».

Il punto, ora, dell'analista di Piazza Affari: «Probabilmente gli Agnelli avevano dato mandato all'ad di risolvere il problema Fiat Auto sin dal principio e Marchionne ha fatto parecchi miracoli, ma la soluzione del problema, il big deal appunto, non sembra gli riuscirà entro fine mandato. Quindi, l'unica strada - per ora - è di continuare a crederci, di fare gli imprenditori dell'auto, nonostante sia un business duro e rischioso.

Finché la prospettiva era quella della vendita si poteva fare a meno di spendere denari nelle tecnologie che si imporranno tra 5/10 anni (tanto le avrebbe messe il partner...), ma ora il Gruppo Fca deve ragionare (e investire) come fosse costretto a ballare da solo per un lungo periodo». In attesa dell'accordo tecnologico annunciato per i prossimi mesi.

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