Il Monte torna in Borsa. Con il tandem

Trattative tra Tesoro e azionisti privati per un vertice doppio: ad e direttore generale

Il Monte torna in Borsa. Con il tandem

A fine settembre, salvo sorprese dell'ultima ora, i titoli del Monte dei Paschi torneranno a essere trattati in Borsa. Le azioni Mps sono sospese dalle negoziazioni dal 22 dicembre, Consob aveva poi chiarito il 23 dicembre che lo stop sarebbe durato fino a quando non si fosse «ripristinato un corretto quadro informativo» sulla società. Definito il piano industriale e chiusa con successo la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato si possono dunque riaprire le porte di Piazza Affari.

Ma il Monte quotato non sarà più quello di dicembre, e non solo per il prezzo dei titoli e la capitalizzazione (le stime degli analisti ruotano attorno ai 5 miliardi) o perchè dopo il piano di riorganizzazione e riduzione di filiali è sceso dal podio delle big del credito: non è più il terzo ma il quarto gruppo bancario italiano per attivi di bilancio. La vera svolta riguarda, lo scacchiere dei soci. Il Tesoro, ora al 53,5%,, avrà il 70% del capitale almeno fino al 2021. Lo Stato ha infatti già staccato un assegno da 3,9 miliardi per la ricapitalizzazione mentre riacquisterà azioni per altri 1,5 miliardi dagli investitori retail che avranno aderito all'offerta di conversione dei loro bond subordinati coinvolti nel cosiddetto «burden sharing», o condivisione degli oneri, richiesto dalle norme europee.

Nel capitale avranno poi un peso le Generali che avevano investito 400 milioni in subordinate Mps e che con la conversione possiedono il 4,3 per cento. L'ad, Philippe Donnet, ha già assicurato di voler giocare il ruolo di secondo azionista. Ciò si tradurrà, come anticipato nei mesi scorsi dal Giornale, in almeno un posto nel nuovo cda che dovrebbe scendere da 14 a 9 membri e che vedrà seduto attorno al tavolo anche il concorrente francese Axa legato a Siena da un solido accordo di bancassicurazione. Il rinnovo del board è atteso per ottobre-novembre dopo il passaggio della seconda tranche di azioni al Mef ma i contatti fra i nuovi azionisti sono già partiti. Il Leone potrebbe far sentire il suo peso anche in un eventuale ricambio del top management da mettere in campo entro la prossima primavera. Allo studio ci sarebbe una divisione dei poteri, da inserire nel nuovo statuto, fra l'amministratore delegato, che verrebbe scelto dal Tesoro, e la figura di un direttore generale esterno al cda dotato di ampie deleghe operative e nominato dai soci privati, compresi i fondi stranieri.

Pur apprezzando il lavoro svolto dall'ad Marco Morelli - la cui conferma al timone di Rocca Salimbeni non è ancora scontata, riferiscono le stesse fonti - va data una risposta concreta alle richieste di discontinuità arrivate a più riprese sia dalla Ue, che monitora sul piano di ristrutturazione, sia dalla Bce.

Nel mirino di Francoforte, dove ieri si sarebbe tenuto un nuovo incontro fra gli attuali vertici di Mps e quelli della Vigilanza, c'è soprattutto la gestione dei crediti deteriorati che secondo gli «sceriffi» della banca centrale va affidata a manager diversi da quelli delle passate amministrazioni.

Tema caldo anche in Parlamento: a seguito della conclusione dell'indagine della Guardia di Finanza sul credito concesso a Mezzaroma nella vicenda del Siena Calcio, alla Commissione Finanze del Senato starebbe per approdare la richiesta avanzata da un gruppo di deputati dell'opposizione di un'indagine conoscitiva su come sono stati concessi i prestiti dal Montepaschi e su chi li ha materialmente autorizzati.

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