Mps appesa all'Europa su piano e sofferenze

I crediti deteriorati superano i 29 miliardi L'ad Morelli ai soci: «Il titolo tornerà in Borsa»

Mps appesa all'Europa su piano e sofferenze

L'assemblea del Monte dei Paschi riunita ieri a Siena è iniziata con solo il 16,3% del capitale sociale presente, senza i numeri per poter svolgere la parte straordinaria che avrebbe dovuto votare la riduzione del capitale sociale a copertura della perdita residua al 31 dicembre 2016. «Ce lo aspettavamo», ha detto il presidente Alessandro Falciai, ma non è un problema per la banca: l'abbattimento del capitale sarà proposto alla prossima assemblea straordinaria che delibererà, probabilmente entro l'estate, l'aumento di capitale da parte dello Stato destinato a diventare primo socio con il 70%.

Dopo quasi nove ore di maratona assembleare, i soci si sono così limitati a benedire il bilancio a maggioranza assoluta. Passato a maggioranza, ma senza il fondo dei fondi, anche il secondo e il terzo punto all'ordine del giorno, rispettivamente la relazione sulla remunerazione e l'approvazione del piano di performance shares a favore del personale del gruppo.

Per i piccoli azionisti che ieri hanno sfilato davanti al presidente Falciai e all'ad Marco Morelli le certezze sono poche. La prima è che il fabbisogno di capitale richiesto dalla Bce al Monte resta quello indicato a inizio d'anno: 8,8 miliardi. La seconda è che il titolo, sospeso in Borsa da dicembre, non verrà delistato: verrà riammesso quando si conosceranno i risultati ufficiali del negoziato con Bruxelles. La terza è che «ci vorranno anni per recuperare i 28 miliardi di raccolta persa nel 2016», come ha ammesso Morelli. Per il resto Mps è nel limbo. Piano industriale, cessione delle sofferenze, tutto è appeso all'esito della trattativa con la Commissione Ue. L'ad si è detto «ottimista» sull'iter della ricapitalizzazione precauzionale anche se non ha aggiunto dettagli sui tempi: «Dobbiamo avere tutti chiaro che il tema non si risolve in pochi mesi o in pochi trimestri», ha detto ai soci.

Ieri ai vertici non è rimasto, dunque, che elencare una lunga serie di «auspici». Uno di questi è che la banca riesca a cedere la montagna di sofferenze senza rimetterci troppo in termini di prezzo. E che l'inevitabile aumento dei tagli sui costi del personale (a fine ottobre erano state indicate 2.600 uscite da realizzare nell'arco di piano al 2019) possa essere contenuto visto che la richiesta della Commissione potrebbe puntare a raddoppiare quei tagli. Nel frattempo, le sofferenze sono già lievitate a 29,4 miliardi: come verranno cedute, se con una cartolarizzazione o con una cessione in blocco pro soluto, l'ad non l'ha specificato perchè la banca «sta ridiscutendo un nuovo piano completamente diverso».

Di certo, il 47% del credito deteriorato è stato generato prima del 2004 e i primi cento prestiti «non performanti» pesano sullo stock complessivo per il 3,5 per cento. Quanto alle cause, il Monte ha ricevuto al 31 dicembre in sede civile richieste risarcitorie stragiudiziali per 522,8 milioni totali. Che aggiunte a quelle già pervenute, fa un totale di 640 milioni.

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