Buone notizie per alcune categorie di italiani: nel 2022 molti pensionati riceveranno un aumento dell'importo pensionistico ma sarà necessario soddisfare alcuni requisiti di reddito e anagrafe, ecco quali.
A chi spetta l'aumento
Per poter esser usufruire dell'aumento, innanzitutto il reddito annuo non potrà essere superiore a 6.702,54 euro (o 13.405,08 per l’aumento parziale); differentemente, se coniugato, il reddito annuo totale dei coniugi dovrà essere inferiore a 20.107,62 euro (o 26.810,16 euro per l’aumento parziale). Pure in questa circostanza, la pensione minima del contribuente non dovrà superare i 6.702,54 euro. Se nel 2021 alcune pensioni sono aumentate dello 0,5% rispetto all'anno precedente, tra pochi mesi l'importo mensile salirà di circa 26 euro per chi ha tra i 60 e i 64 anni mentre l'aumento sarà di 83 euro al mese per i contribuenti compresi tra 64 e 69 anni (per le categorie a cui abbiamo fatto riferimento). Invece, per godere dell'aumento massimo (da 515 e 651 euro, quindi +136 euro), bisognerà aver compiuto 70 anni e possedere un reddito che non sia superiore a 8.469,63 euro: nel caso del "coniugale", la cifra non dovrà superare 14.447,42 euro.
La rivalutazione delle pensioni
Come ci siamo occupati al Giornale.it, con la scadenza del blocco delle rivalutazioni e la crescita dell’inflazione, gli assegni mensili saranno più corposi: le pensioni potranno aumentare dai 300 ai mille euro l’anno anche se non è escluso che il governo decida di prorogare il blocco in occasione dell’approvazione della legge di Bilancio. E poi, con l’arrivo del nuovo anno, si porrà fine al regime sperimentale triennale 2019-2021 che agiva ribassando le pensioni superiori a quattro volte il minimo in maniera progressiva. Come si legge su Affaritaliani, il costo complessivo delle operazioni è stimata intorno ai 4 miliardi di euro.
Secondo il nuovo sistema di calcolo, dal 1° primo gennaio 2022 le pensioni continueranno a rivalutarsi al 100% fino a quattro volte il minimo, dopodiché si applicano aliquote al 90% fra quattro e cinque volte il minimo, al 75% per tutte le pensioni più alte. Ciò significa che dal 2022 la rivalutazione è piena fino a 2mila euro, scende al 90% sulla quota di pensione tra 2mila e 2.500 euro e al 75% sopra i 2.500 euro. Su queste basi, considerando l’inflazione, si stimano aumenti per una pensione di 1.500 euro intorno ai 300 euro annui.
Tutto dipenderà dal "metodo"
Al momento, però, nel caos del dopo Quota 100, il governo non ha deciso se usare il "Metodo Prodi" oppure il "Metodo Conte": se prevarrà la prima soluzione, si avranno aumenti pensionistici compresi tra 126 euro l'anno per le pensioni che non superano le 1.500 euro lorde al mese fino a 1.027 euro per gli assegni più alti. Se dovesse prevalere il medoto Conte, la forbice sarebbe più stretta e compresa tra 126 e 484 euro l'anno.
È chiaro che ancora non si può escludere nulla, nemmeno lo stop del premier Draghi alle "rivalutazioni piene" per le fasce più alte. Per saperne di più bisognerà aspettare l'approvazione della prossima Legge di Bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.