Ora la guerra dei big tlc per le "superfrequenze" punta a quota 5 miliardi

Perché Tim, Vodafone, Fastweb Wind Tre e Iliad non badano a spese. Il business futuro

Ora la guerra dei big tlc per le "superfrequenze" punta a quota 5 miliardi

Si prospetta un incasso molto interessante per il governo dalla gara per le frequenze 5G. Se gli operatori tlc usciranno dall'asta «spolpati», lo Stato potrà mettere nel cassetto più di 4 miliardi di euro e magari arrivare a 5 miliardi, raddoppiando il minimo previsto che era di 2,5 miliardi. Ieri, dopo la sesta giornata di rilanci, il «bottino» è già pari a 4,148 miliardi, superando così l'introito della precedente gara multi banda del 2011. Ma mentre per la banda 26 GHz gli operatori in gara - appunto Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Iliad - possono avere un blocco a testa, è sempre più alta la competizione per la banda dei 3.700 MHz. Quella dove invece le risorse sono scarse dato che ci sono solo due blocchi da 80Mhz e due da 20Mhz.

Molto attiva Tim che, già nella quinta giornata di rilanci, aveva portato il valore del blocco da 80Mhz a 750 milioni euro e quello da 20 Mhz a 100 milioni. Mentre Vodafone era stata superata da Wind Tre per l'altro blocco da 80 MHz, con una offerta da 697 milioni euro. Presente Iliad, che si è già aggiudicata le frequenze a 700Mhz e partecipa sul 3.700 per un blocco da 20 MHz, con un investimento di 88 milioni.

Ma perché il gruppo guidato dall'ad Amos Genish e gli altri grandi operatori tlc sono disposti a spendere tanto per frequenze che avranno in concessione fino al 2039? Semplice: il 5G sarà una tecnologia fondamentale per una serie di servizi che cambieranno la vita delle persone e delle imprese, per entrare in una realtà sempre connessa e «smart», per favorire lo sviluppo dell'Industria 4.0, l'«internet of things», e le «smart cities». Le frequenze a 700 Mhz, ad esempio, saranno determinanti per permettere di connettere miliardi di oggetti «intelligenti»: come per esempio automobili e mezzi di trasporto pubblico, contatori domestici ed elementi di controllo delle reti idriche o del gas, dei cassonetti della spazzatura o dei lampioni della illuminazione pubblica.

Il problema però è che queste frequenze non saranno disponibili da subito, ma solo nel 2022, quando saranno liberate dai gruppi televisivi. Che nel frattempo hanno fatto ricorso al Tar, perché non vogliono liberare le bande, pretendendo un indennizzo più alto di quello previsto dallo Stato. Ed è per questo che le frequenze a 3.700 Mhz stanno raggiungendo nuove vette di prezzo, in quanto sono già pronte all'uso e permetteranno dunque di offrire nuovi servizi dal 2019: come la realtà virtuale e quella aumentata, i servizi di videosorveglianza e di telemedicina.

Al momento, dunque, il ministero dello Sviluppo Economico ha aggiudicato tutti i blocchi, cinque, per la banda a 700 Mhz per un ammontare complessivo di 2,039 miliardi di euro a Vodafone, Tim e Iliad.

Mentre Wind Tre non ha partecipato perché già in possesso di banda 700 sufficiente dopo la fusione delle due società di telefonia mobile. L'incasso per lo Stato, visto che le frequenze verranno assegnate tra il 2019 e il 2022, non arriverà subito per intero anche se i primi 1,25 miliardi saranno incassati già quest'anno.

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