"Poteri forti" all'esame dei fondi

Al via le assemblee di Rcs, Cairo e Intesa: soci grandi e piccoli a confronto su casi bancari e futuro del «Corriere»

"Poteri forti" all'esame dei fondi

Le due grandi partite aperte di Piazza Affari - quella editoriale per il controllo del Corriere della Sera dopo l'offerta di Urbano Cairo e quella bancaria con il fondo Atlante e l'aumento di Popolare Vicenza - stanno per toccare con mano l'umore dei piccoli soci e, soprattutto, quello dei fondi e investitori istituzionali, sempre più pesanti nel capitale e nelle percentuali di voto. L'occasione è quella di una settimana ricca di assemblee.

Si inizia mercoledì con l'assise di Cairo Communication che ha valutato Rcs circa 700 milioni tramite un'offerta di scambio, cioè carta contro carta, cogliendo di sorpresa i soci storici Mediobanca (6,2%), Pirelli (4,4%) e Unipol (4,2%) che non hanno gradito la proposta. Gli occhi sono puntati su Diego Della Valle (primo socio del Corriere con il 7,3%) e sulla stessa Piazzetta Cuccia che pur in uscita, cerca una contromossa. L'obiettivo minimo è indurre a un rilancio Cairo che, tuttavia, già così si farebbe carico di un gruppo in perdita e che, considerando la cessione dei Libri a Mondadori, ha debiti per 400 milioni. Venerdì scorso dopo che Della Valle si è definito «compratore» e quindi possibile polo aggregante, il titolo Rcs ha strappato del 4,7% in Borsa, posizionandosi oltre il concambio dell'Ops (0,12 azioni Cairo per ogni Rcs).

Ma dalla parte di Cairo c'è il padre putativo del Corriere, Giovanni Bazoli, con la banca che presiede, Intesa Sanpaolo, che sempre mercoledì riunisce i propri soci. Altra assemblea da seguire perché cade mentre è in pieno svolgimento la ricapitalizzazione da 1,5 miliardi di Popolare Vicenza. Intesa è grande finanziatrice del fondo Atlante insieme alle fondazioni coordinate da Giuseppe Guzzetti e a Unicredit. Sebbene Intesa sia, con 2,7 miliardi di utili, l'istituto più solido del Paese, Atlante rappresenta l'ultima arma dell'intera industria per attenuare l'incubo di 200 miliardi di sofferenze e far ripartire il consolidamento. Il fondo, puntellando gli aumenti chiesti dalla Bce anche fino a diventare il padrone di casa degli istituti salvati, offrirà anche una sorta di «scudo» rispetto alle cause intentate dai soci, come alla stessa Vicenza. Ma per Intesa l'assemblea sarà anche l'ultimo appuntamento di Bazoli con i soci: il presidente e ideatore della banca nata dalle ceneri del fallimento del Banco Ambrosiano di oltre 30 anni fa, lascia il vertice, ma non esce di scena: da presidente emerito continuerà a consigliare e a seguire le partite più delicate, a partire dal Corriere.

Mercoledì fari puntati sull'assemblea di Mediaset, fresca dell'alleanza finanziaria e industriale con la francese Vivendi. Giovedì sarà invece il turno sia della base di Rcs sia delle Generali. Dove, dopo il contrastato addio dell'ad Mario Greco, sarà il successore Philippe Donnet a dover convincere il mercato: malgrado il rimbalzo delle ultime settimane, da inizio anno il titolo resta sotto del 19% in Piazza Affari. Gli analisti si interrogano sulla fattibilità dell'attuale piano stand alone: il gruppo che, pur attivo in 60 Paesi, ha in Italia un terzo dei ricavi.

Venerdì toccherà al gruppo Sole 24 Ore, che nominerà presidente Giorgio Squinzi, mentre continuano le manovre per trovare il nuovo ad dopo

l'uscita di Donatella Treu. Sabato sarà infine Bpm a eleggere il Cds in un'assemblea importante come termometro delle istanze dei dipendenti-soci in vista dell'assise che a novembre approverà la fusione con il Banco Popolare.

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