"Se la Grecia uscisse dall'Euro, le conseguenze per l'Italia sarebbero pesanti". A rivelarlo è un report di banca Barclays. L'esposizione dell'Italia verso la Grecia è di circa 61,2 miliardi. Ben oltre i i 30-40 miliardi di cui si è parlato finora. Il report della banca allarma e non poco i mercati. Di fatto tutti gli istituti di credito si stanno preparando al peggio. La Barclays per il momento si limita a riferire che "le possibilità di uscita sono più alte adesso che nel 2012", ma poi svela le cifre da brivido. La tabella sull’official exposure per l’Italia è questa: 10 miliardi di prestiti bilaterali, 27,2 tramite il fondo salvastati, 4,8 come quota parte dell’operazione Securities Markets Programme del 2012, 19,2 come passività derivanti dal Target 2. Le ultime due voci sono calcolate sulla base del capital key, la quota dell’Italia nel capitale Bce che è del 17%. Totale: 61,2 miliardi, il 3,8% del Pil. La terza perdita secca d’Europa, dopo i 91,6 della Germania e i 70,1 della Francia, entrambe però limitate al 3,3% del Pil. Ma lo scenario apocalittico spetta ai piccoli stati dell'Eurozona: per l’Estonia l’esposizione è del 4,3% del Pil, per la Slovacchia del 4,2, per Malta del 5,3.
Il problema, dice la Barclays, è che sarebbe un’uscita brusca e traumatica: "La storia insegna che pochi governi sono sopravvissuti in casi del genere". Come negli altri casi, "le più colpite sarebbero le classi medie, senza soldi all’estero né speciali proprietà". Poi la banca lancia l'allarme: la fuga dei depositanti dalle banche sarebbe precipitosa, prima ancora che venga fissato il nuovo cambio della dracma, "e sarebbe quasi inevitabile la statalizzazione degli istituti dopo il loro collasso". La storia non cambia se invece la Grecia dovesse decidere di restare nell'Euro. Il debito pubblico greco, per esempio, se Atene resterà nel programma della Troika scenderà dal 175 al 120% nel 2020, ma se si chiama fuori nello stesso anno sarà ancora del 155% e bisognerà aspettare il 2030 per giungere al 123%.
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