Rcs, soci decisi a cambiare, ma Marchetti cerca sostegni

Rcs, soci decisi a cambiare, ma Marchetti cerca sostegni

Il patto di sindacato di Rcs si riunirà il 2 aprile, vale a dire l’ultimo giorno utile per presentare le liste per il rinnovo del cda in calendario nell’assemblea del 27 aprile. Segno evidente che i grandi soci del Corriere della Sera (il patto riunisce il 63,5% del capitale di Rcs) hanno deciso di aspettare fino all’ultimo minuto. In gioco c’è una nuova governance per un gruppo editoriale in rosso, alle prese con la crisi della partecipata spagnola Recoletos, già costata 300 milioni di svalutazioni, e impegnato nella vendita della controllata Flammarion e nella valorizzazione dell’immobile storico di via Solferino, che potrebbe comportare il trasferimento della redazione del Corriere con il resto del gruppo Rcs. Nei fatti questo lavoro dovrebbe portare a un ricambio del top management: lascerà la presidenza il notaio Piergaetano Marchetti, che però conta molto sull’appoggio del presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e pure della sponda governativa dell’amico e collega bocconiano Mario Monti per strappare ai soci un altro triennio. Mentre l’ad Antonello Perricone, in caso di conferma di Marchetti, potrebbe ambire a restare al suo posto per parità di trattamento. In realtà per la carica di ad i soci sembrano (sulla carta) molto uniti e determinati per un forte cambiamento. Non in stile Colao, troppo «spinto», ma nella direzione di un manager di esperienza e con visioni prospettiche sul mondo editoriale. Mentre per la presidenza andrebbe individuata una personalità di garanzia.

In proposito circola anche l’ipotesi di chiamare Giuseppe Rotelli, socio per una quota fino all’11%, ma fuori dal patto. Sarebbe gradito a Bazoli, a molti imprenditori, e in generale non più inviso al salotto buono. Ma l’ipotesi sembra di difficile praticabilità.

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