Rebus Europa per la Fca di Manley

Ecco le sfide del nuovo ad. E a fine mese Elkann sceglierà il successore di Altavilla

Rebus Europa per la Fca di Manley

«Può Marchionne lasciare qualcosa di scritto, delle istruzioni per l'uso, e infondere il suo Dna nell'organizzazione in modo che rimanga per sempre una macchina a elevate prestazioni? Chi può dirlo. Quello che sappiamo, però, è che l'uomo che ha costruito la nuova era di Fca sostiene che se ne andrà presto». La frase, quasi un presagio, appartiene a un analista ed è stata evidenziata da Sergio Marchionne, l'1 giugno scorso, in chiusura dell'Investor Day di Balocco. Di queste parole, colpiscono quel «sostiene che se ne andrà presto» (eppure, al programmato cambio della guardia alla guida di Fca, mancavano, quel giorno, quasi undici mesi) e, soprattutto, la risposta che lo stesso Sergio Marchionne ha dato alla domanda dell'analista: «Non ci sono indicazioni né istruzioni scritte; sarebbero troppo istituzionali e temporanee».

E ora, a ridosso della ricorrenza del primo mese dalla scomparsa dell'ex ad di Fca e presidente di Ferrari, avvenuta il 25 luglio, a Zurigo, la rilettura di alcuni passaggi del suo ultimo intervento davanti alla comunità finanziaria, sembra quasi rappresentare un testamento spirituale. Come a dire: toccherà presto a voi, perché «l'essenza di Fca risiede nella cultura delle sue persone che sono nate dalle difficoltà e agiscono senza spartiti». La ragione, poi, di aver fatto iniziare la presentazione dei nuovi piani di Fca proprio a Mike Manley, catapultato con Marchionne agonizzante alla guida del Lingotto, suona ora come un'investitura ufficiale del capo di Jeep e Ram, da parte dello stesso ad, come suo successore. A un mese dalla drammatica uscita di scena di Marchionne, Fca sembra attraversare un momento di riflessione. Eppure agosto ha sempre riservato, in passato, non poche sorprese. Lo scorso anno, proprio a Ferragosto, a tenere banco era stato il faro che i colossi cinesi dell'auto avevano acceso sul Lingotto, avanzando addirittura un'offerta. Nel 2015, incontrando i concessionari del gruppo a Las Vegas, Marchionne aveva innestato la retromarcia sulla necessità per Fca di trovare un nuovo partner con il quale fondersi: «Possiamo sopravvivere anche senza convolare a nozze». Era il 27 agosto.

Sul tavolo di Manley, al rientro da un breve periodo di riposo, ci sono ora molti problemi da risolvere e, come ricordato da Marchionne a Balocco, senza spartiti da seguire. Innanzitutto dovrà trovare un nuovo responsabile per Jeep e Ram, marchi sempre più centrali per Fca. La scelta dovrebbe cadere su uno dei due manager che più lo hanno seguito da vicino. Da coprire al più presto c'è anche la guida del mercato europeo, insieme a quelli africano e del Medio Oriente. Vista la complessità del contesto europeo e, in particolare, dell'Italia (quale futuro per Fiat, la strategia sul polo Maserati-Alfa Romeo, in quali stabilimenti saranno realizzati alcuni dei prodotti inseriti nel piano al 2022, il processo di elettrificazione con la contestuale conversione degli impianti che sfornano motori diesel, lo scorporo di Magneti Marelli) il nuovo responsabile dovrebbe essere italiano. I nomi fatti nelle ultime settimane: Pietro Gorlier (lascerebbe però Magneti Marelli, di cui è ad, nella fase cruciale dell'operazione di spin-off), Daniele Chiari, Gianluca Italia e Davide Mele. Si presume che John Elkann, presidente di Fca e della holding di controllo Exor, una decisione l'abbia già presa e attenda solo il 31 agosto, giorno dell'uscita da Fca di Alfredo Altavilla, per fare il nome del successore.

Manley, inoltre, dovrà rilanciare il titolo Fca (ieri +1,5% a 14,36 euro, ma -12,5% dalla scomparsa del top manager). Il nuovo ceo, intanto, sarà a Torino il 14 settembre, per la commemorazione di Marchionne, consapevole che «il vero traguardo - come disse il suo predecessore - è quello che dobbiamo ancora raggiungere».

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